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L’OSPITE ARNO ROSSINI«Un flirt non si ammette neanche sotto tortura»

10.02.21 - 13:15
Arno Rossini e il pasticcio: «Bella bombetta. Sono curioso di vedere come Domenichelli riuscirà a disinnescarla».
TI-Press (foto d'archivio)
«Un flirt non si ammette neanche sotto tortura»
Arno Rossini e il pasticcio: «Bella bombetta. Sono curioso di vedere come Domenichelli riuscirà a disinnescarla».
«Sport, mondo ipocrita: i contatti durante la stagione sono normalissimi».
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LUGANO - Chris McSorley ha raccontato di una chiacchierata con Hnat Domenichelli, primo passo verso un possibile futuro da coach del Lugano. Hnat Domenichelli ha confermato l’avvenuto contatto, derubricandolo però a confronto esplorativo, a uno dei tanti che un direttore sportivo ha durante l’anno. 

Attorno al presunto flirt si è detto e scritto di tutto, indicando Serge Pelletier come terzo nervosissimo incomodo. Ma è davvero così? In fondo, inutile illudersi del contrario, di parole, occhiolini e strette di mano, gli addetti ai lavori se ne scambiano continuamente. E questo ignorando contratti ancora in essere e promesse già fatte. Tradotto: negli sport di squadra, allenatori e direttori sportivi sono sempre in contatto tra loro. Chiacchierano, pianificano affari, organizzano anche il futuro. Perché dunque scandalizzarsi davanti al comportamento di Domenichelli, che per lavoro è obbligato a osservare il 2021 e, contemporaneamente, a pensare al 2022 (e anche più in là)?

«Perché c’è molta ipocrisia - è intervenuto Arno Rossini - tutti sanno, nessuno dice. Questa è la regola. E questo solo per evitare grattacapi o seccature».

Nell’hockey, ma anche nel calcio, nel basket… tali comportamenti sono normali?
«Normalissimi. Lo fanno tutti, li ho vissuti anche sulla mia pelle. I rapporti personali contano, ma in fondo nei club sportivi lavorano dei professionisti, che sono giudicati per dei risultati. Se Domenichelli deciderà di cambiare Pelletier con McSorley, lo farà esclusivamente perché pensa sia meglio per il Lugano. Spazio per le simpatie non ce n’è. O almeno non dovrebbe essercene».

La situazione è comunque stata percepita come sgradevole.
«Di diverso rispetto al solito c’è la conferma del contatto. Che ci si informi su altri professionisti durante la stagione è normale. Che le parti ammettano di essersi "trovate" è invece rarissimo. Ed è questo che, nel caso in questione, ha fatto tanto rumore. E di sicuro ha fatto storcere il naso a Pelletier. Ma l’HCL è solo il pretesto di questa chiacchierata: anche se fa parte del gioco, sapere che il tuo datore di lavoro parla con un tuo possibile rimpiazzo farebbe girare le scatole a ogni allenatore del mondo».

McSorley e Domenichelli avrebbero dovuto negare?
«Fino alla morte. Un flirt non si ammette neanche sotto tortura. Questo - appunto - per evitare tante rotture di scatole. Quanto capitato alla Cornèr Arena mi ricorda molto la situazione vissuta dal Milan lo scorso anno. La proprietà che sceglie Ralf Rangnick e Stefano Pioli costretto a una pressione supplementare…».

Il tecnico italiano è ancora in sella.
«Non si può mai dire come può andare a finire una stagione: per quello è sempre meglio assicurarsi che ogni trattativa rimanga segreta. Pioli si è guadagnato la conferma a suon di risultati e qualche dirigente del Milan è stato costretto a un poco dignitoso retromarcia. Lo stesso potrebbe capitare a Lugano. Mi pare che, al netto delle difficoltà della stagione, Pelletier stia mettendo insieme buoni numeri. E se continuasse così? E se facesse benissimo o addirittura vincesse il titolo?».

Le trattative sotto traccia influenzano i giocatori?
«No, per chi scende in pista, in campo o sul parquet, le voci contano relativamente. Gli atleti pensano a dare il massimo e a collezionare contratti».

La pressione è quindi tutta su Pelletier, nel caso del Lugano?
«Su Domenichelli. È stata una bella bombetta. Sono curioso di vedere come riuscirà a disinnescarla».

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