Chiacchiere "davosiane" con Noele Trisconi: «Era da un po' che non mi capitava di sentire certe emozioni»
DAVOS - Fino a ieri Noele Trisconi la Coppa Spengler l'aveva vissuta soltanto dal divano di casa. Poterla assaggiare e viverla in prima persona ha avuto un gusto particolare, una sorta di sogno che si avvera. Il numero 18 leventinese ha infatti ammesso di aver vissuto delle sensazioni particolari...
«Devo ammettere che ero un attimo emozionato la mattina della partita ed era un po' che non mi succedeva. Siamo abituati al campionato ed è la solita routine. Qui a Davos invece non sapevo bene cosa aspettarmi, ma le emozioni c'erano. Una volta sentiti i nostri tifosi cantare a squarciagola però mi è sembrato di essere a casa...».
Un esordo coi fiocchi... «Abbiamo messo in pista il gioco che volevamo sin da subito, nonostante alcuni dei miei compagni - come il sottoscritto - sentissero le emozioni dell'esordio. È un torneo che si guarda sin da piccoli e poter prenderne parte è qualcosa di straordinario».
Il mio rapporto con la Spengler in tenera età? «Mi ricordo un episodio all'età di 12-13 anni, quando ancora non c'era il divieto di sciare. Io non volevo andarci proprio per guardarmi la Spengler bello tranquillo a casa. Mia mamma, però, aveva insistito affinché andassi a divertirmi con i miei amici. Il destino ha voluto che nel primo giorno di corso mi ero fatto male al piede. L'episodio non mi aveva reso poi così infelice, visto che a casa c'era proprio la scorpacciata della Spengler ad attendermi...».
Il 25 sera vi siete concessi il "cenone" di Natale qui a Davos. Vi siete lasciati andare un po' di più o le regole sono regole? «Per noi era il giorno prima della partita e non potevamo certo sgarrare. Come ha detto bene Luca Cereda non siamo qui a fare una passeggiata scolastica, vogliamo vincere ogni partita».
Qualcuno ha descritto l'ambiente di giovedì pomeriggio il migliore di sempre alla Spengler... «È stato incredibile. Sembrava di essere alla Valascia...».