Ostinato e con scelte a senso unico, il finlandese ha costruito il licenziamento con le proprie mani. In bianconero hanno però clamorosamente toppato pure dirigenza e giocatori
LUGANO - La lezione subita dall'Ambrì è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già più volte riempitosi fino all'orlo. Quella prestazione indecente ha firmato la condanna di Sami Kapanen, coach arrivato dal freddo promettendo un hockey spumeggiante e invece riuscito, in tre mesi, solo a far storcere la bocca anche al più fiducioso dei tifosi.
Sia ben chiaro, il finlandese non è il solo grande colpevole per quanto sta capitando alla Cornèr Arena. Prima che su di lui, il dito andrebbe puntato sul club stesso, che lo ha chiamato prima ancora di nominare il direttore sportivo, come anche sui giocatori. Lasciando da parte le qualità, di qualcuno opinabili, troppe volte il gruppo è infatti parso muoversi senza la necessaria voglia e determinazione. La prova madre è quanto successo martedì sera nel derby della Valascia: l'Ambrì, guardando alle doti dei singoli, non era certo superiore ai bianconeri. Eppure al loro confronto sembrava una squadra di NHLer.
Le colpe di Kapanen, premesso ciò, sono gigantesche. Partendo dalla pessima gestione di un parco stranieri non sconfinato. Il coach si è ostinato a giocare con un poco sensato 2+2 che presto ha smesso di dare risultati. Quando i numeri ancora lo premiavano, avrebbe dovuto fare esperimenti, ruotare i suoi uomini forti in cerca di soluzioni buone per risolvere i guai che sarebbero potuti arrivare durante la stagione. Non lo ha fatto. E questo ha fatto perdere la pazienza a Ryan Spooner - che ha così deciso di andare a collezionare i suoi punti in KHL - ha tolto verve al quartetto di import, sicuro di scendere ogni sera in pista, e ha reso prevedibile il gioco. Gli avversari sapevano infatti in anticipo che Lugano si sarebbero trovati di fronte. L'ultima scelta poco condivisibile è stata l'immediata promozione dell'ex Zugo David McIntyre. Con una sola mossa il 46enne ha azzerato le motivazioni del non certo irreprensibile Linus Klasen, vistosi scavalcare dal non funambolico ultimo arrivato, e ha nuovamente mostrato di mettere il suo credo hockeystico davanti alle caratteristiche dei singoli. «Finché ci sarò io gli unici certi del posto saranno Chorney e Postma», è sembrato dire. «Finché ci sarò io», appunto...