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SISSACH«L'hockey ad alto livello non mi manca... e ora mi godo i miei figli»

04.12.19 - 10:00
Oliver Kamber si è anche espresso a proposito di Lugano e Ambrì: «I bianconeri pagano il rendimento degli stranieri sotto porta. Per i leventinesi ci vuole invece tempo dopo la partenza di Kubalik»
Zunzgen-Sissach
«L'hockey ad alto livello non mi manca... e ora mi godo i miei figli»
Oliver Kamber si è anche espresso a proposito di Lugano e Ambrì: «I bianconeri pagano il rendimento degli stranieri sotto porta. Per i leventinesi ci vuole invece tempo dopo la partenza di Kubalik»
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SISSACH - Oliver Kamber ha smesso con l'hockey a livello professionistico nel 2017 e da allora lavora stabilmente presso un'azienda di trattamento termico dell'acciaio.

Il 40enne non ha però del tutto accantonato la sua passione, visto che milita nella squadra in cui è cresciuto sportivamente, il Zunzgen-Sissach, in Seconda Lega. «Il professionismo non mi manca, anche perché devo dire che mi piace davvero il lavoro che svolgo», è intervenuto proprio Kamber. «La vita è molto più stabile rispetto a quando ero uno sportivo e c'è decisamente meno pressione. L'hockey è imprevedibile e non si può mai sapere quello che ti può capitare sul tuo cammino e il raggiungimento degli obiettivi personali è soprattutto legato alla prestazione del gruppo. Svolgendo invece nel migliore dei modi una determinata professione non si incontrano certi problemi e c'è più sicurezza».

Ricordiamo che Kamber ha militato per ben venti stagioni in Lega Nazionale (16 nella massima serie e 4 fra i cadetti) e nella sua carriera ha difeso i colori di GCK, Losanna, Zugo, Friborgo, Rapperswil, Zurigo, Lugano, Bienne e Ambrì (976 partite, 548 punti), vincendo una Champions Hockey League con i Lions (2009). «Sono contento della carriera che ho fatto e quando ho voglia di mettere i pattini, sempre che gli impegni famigliari me lo permettano, scendo sul ghiaccio con il Zunzgen-Sissach, nella formazione del paese in cui sono nato e dove ho conosciuto l'hockey. Adoro questo sport, mi diverto ancora e sono a disposizione della squadra, ma lavorando nove ore al giorno e avendo due figli piccoli e una moglie a casa, ho voglia di trascorrere più tempo possibile con loro, specialmente nei weekend».

E un futuro in panchina? «Sono gia in possesso del patentino di allenatore e ogni due anni seguo gli aggiornamenti per rimanere attivo, ma attualmente la mia ambizione non è quella di intraprendere questa professione. Tengo questa porta aperta per il futuro, anche perché più passa il tempo e più mi rendo conto di certi dettagli che da giocatore non vedevo e che posso cambiare. Adesso ho un'altra prospettiva delle varie situazioni. Chiaramente se i miei due figli maschi decidessero di giocare a hockey, a quel punto per me sarebbe più semplice andare in questa direzione. Vedremo che cosa succederà».

Lugano e Ambrì non se la stanno passando molto bene... «Seguo sempre i miei ex compagni ed effettivamente per il momento la situazione non è delle migliori per entrambi. L'Ambrì è una squadra solida, ma ovviamente rispetto allo scorso anno ha perso un campione come Kubalik e non è per niente evidente compensare le sue prestazioni, ma ci vuole tempo. Il Lugano paga invece il rendimento sotto porta dei propri stranieri e così diventa difficile ottenere risultati, soprattutto in un campionato equilibrato come la National League».

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