L'addio a Ireland ha mescolato le carte in tavola: lo svedese rispetterà il suo contratto. Chi gli sta vicino spera in ogni caso che i bianconeri chiudano con i coach nordamericani
LUGANO – Una stagione da 27 punti in 32 partite può essere considerata deludente? Sì, se i gol che hai realizzato sono stati appena 6. Sì, se per lungo tempo non sei stato una prima scelta dell'allenatore. Sì, se ti chiami Linus Klasen.
Il folletto svedese ha completato il campionato più duro da quando veste la maglia del Lugano. Questo è un dato di fatto. I numeri sono dalla sua parte, è vero; le sensazioni, quelle che ha provato quando – spesso – si è seduto in tribuna o ha visto i compagni giocare i powerplay, non sono in ogni caso state sempre positive. Anzi, molte volte lo hanno spinto a mugugnare e a meditare un possibile – clamoroso – addio.
A lungo si è infatti pensato che, non “trovandosi” proprio con Greg Ireland, il 33enne potesse decidere di gettare la spugna e spogliarsi del bianconero. Di andarsene.
Ma c'è un contratto valido fino all'aprile 2020, potreste obiettare. Tutto giusto. Com'è però anche vero che i contratti valgono finché si va d'amore e d'accordo. In certi casi contano quanto la carta igienica. E poi è sempre controproducente per un club forzare un giocatore a rimanere...
L'addio del funambolico attaccante è in ogni caso stato scongiurato con la cacciata del coach. Dall'entourage di Linus è infatti arrivata la conferma di un suo futuro alla Cornèr Arena. Insieme a questa è però anche arrivato l'auspicio che la società cambi la propria politica in merito agli allenatori. Che la scuola nordamericana, abbracciata ininterrottamente fin da 2011, con la chiamata di McNamara, sia messa da parte in favore di quella scandinava, capace di piazzare cinque suoi esponenti (Jalonen, Tangnes, Peltonen, Törmänen e il danese, ma con un passato in Svezia, Ehlers) nei primi sei posti della classifica di regular season. Luca Cereda è stato l'unico capace di inserirsi nel dominio nordico. Ma Luca Cereda se lo coccola già l'Ambrì. Il Lugano dovrà guardar altrove.