La nuova casa biancoblù? Il club spera che possa fruttare 1,5 milioni per il "comparto" sport e 2,5 milioni per eventi e manifestazioni varie
AMBRÌ - Red Bull Monaco, Red Bull Salisburgo e... Red Bull Ambrì Piotta? No di certo.
Le prime due, spinte dai quattrini del colosso della bibita energetica, si sfideranno in semifinale di Champions Hockey League. La terza non aggiungerà invece Tori Rossi ai colori biancoblù. E dire che un abboccamento, una chiacchierata, quando in Leventina stavano ancora cercando soldi per dare definitivamente il la al progetto della nuova pista, è stato fatto. Ma non ha portato la classica fumata bianca. Questo per un motivo preciso: i signori austriaci che - partendo da discipline di nicchia per poi passare dai motori - negli ultimi anni stanno colonizzando il mondo dello sport, non si accontentano di pagare e guardare. Per arrivare nel Sopraceneri con la valigetta piena di banconote avrebbero preteso di ridisegnare il CdA del club.
«Io pago, io comando». Questa filosofia, comprensibile, è andata a cozzare con le idee di Lombardi e soci i quali, magari sacrificando la competitività della squadra - prima dei soldi dei Tori Monaco e Salisburgo galleggiavano nella mediocrità - hanno chiuso ogni discorso e tirato dritti per la loro strada.
L'Arena si farà lo stesso, pure senza i versamenti stranieri, ma dovrà comunque rendere parecchio per far sì che l'Ambrì possa continuare a far godere e tremare i suoi fan per molti anni ancora. D'altronde che il club non nuoti nell'oro non è una novità. L'ultimo conto annuale, presentato nel giorno della "badilata", racconta di una perdita operativa di 1'397'336.- e una perdita d’esercizio a 2'695'586.-.
Con questi numeri come possono, i ticinesi, pensare di rientrare dai prestiti contratti? E come hanno potuto rifiutare a cuor leggero la corte della Red Bull?
La chiave sta nello sfruttamento del nuovo impianto. Questo non è un segreto. Quel che ancora non si conosceva alla perfezione erano i numeri sui quali la società ha pianificato il suo futuro. Sui quali ha compilato il business plan - sostenibile fino al 2035 - giusto per riprendere le parole della conferenza stampa.
Dal 2021 la dirigenza leventinese si attende di ottenere introiti per almeno 4 milioni annui. Di questi circa 1,5 milioni dall'hockey (la percentuale fissata è del 35%) e i restanti 2,5 milioni da eventi vari, con i quali riempire un impianto che si chiamerà...
Già, come? Una volta capito che non si sarebbe dovuti arrivare all'inizio dei lavori con il nome già assegnato, come più volte sostenuto da Lombardi la questione è stata rimandata. Si sa che non sarà, come scritto, la Red Bull. È tuttavia tramontata pure la trattativa con una compagnia aerea che non opera più in Europa, lasciando spazio a tre opzioni, ora al vaglio del CdA. Dalla questione la società si attende di ricavare almeno il 10% dei famosi 4 milioni di introiti. Obiettivo non irraggiungibile pensando che la pista sorgerà di fronte a una via di comunicazione primaria, sulla quale transitano 6,5 milioni di veicoli (e 15 milioni di persone) l'anno. È mettendo in mostra questi numeri che i leventinesi spingeranno per ottenere le condizioni migliori. Possibilmente con un contratto pluriennale, che possa portare ossigeno alle casse...
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