Jean-Guy Trudel tende la mano ai leventinesi: «Per i playoff basta crederci. Seguo sempre i biancoblù...»
PEORIA - Trudel, Domenichelli, Westrum e Williams. Sono questi i quattro cecchini che - negli ultimi quindici anni - hanno vestito la maglia dell'Ambrì, facendo sognare il popolo biancoblù a suon di reti e assist. Autore di 14 punti in 12 incontri (7 reti e 7 assist) quest'anno i leventinesi si stanno godendo la gesta di Dominik Kubalik, un altro elemento "innamorato" del gol e grande protagonista del brillante inizio di stagione dei sopracenerini.
Chi è consapevole di quanto in Leventina sia importante l'apporto degli stranieri - per sperare di acciuffare i giochi con vista sul titolo - è colui che nelle quattro stagioni trascorse alla Valascia (tra il 2003 e il 2007) ha accumulato qualcosa come 263 punti in 198 incontri. Mica noccioline.
«Seguo ogni giorno il campionato svizzero - le parole di Jean-Guy Trudel, da sei anni allenatore dei Peoria Rivermen (SPHL) - Non ho la possibilità di vedere i match in diretta, ma leggo i risultati e sto attento a ciò che combinano i giocatori che conosco. Duca e Cereda stanno svolgendo un ottimo lavoro, in particolare nel costruire un'identità di squadra e nel capire quali sono i giocatori giusti per portare l'Ambrì in alto. Sono davvero felice dei successi che stanno ottenendo».
Kubalik sta trascinando la squadra a suon di gol. Un cecchino simile in Leventina mancava da molti anni...
«Sono contento che stia avendo successo. Viviamo in una generazione in cui i giocatori non sempre scendono sul ghiaccio pensando solo al bene del gruppo. Lui, invece, si sta sacrificando al 100% per la squadra e ha capito cosa serve all'Ambrì per avere successo. È davvero positivo sia così...».
L'appetito vien mangiando e dunque pensi che i biancoblù possano raggiungere i playoff?
«Assolutamente sì. Credo nel processo di crescita della squadra, basta prendere una partita alla volta e poi tutto può succedere. L'importante è continuare a pedalare tutti insieme nella medesima direzione, senza stravolgere le proprie idee. Ad Ambrì stanno lavorando bene».
Ti capita ancora di pensare ai tuoi quattro anni leventinesi? Quali sono i ricordi più nitidi?
«Credetemi, mi è piaciuto tutto, ma mi dispiace di non essere riuscito a portare l'Ambrì a conquistare un titolo. Con un gruppo di giovani giocatori avevamo disputato i playoff per tre anni consecutivi. Quest'anno i biancoblù possono fare lo stesso...».
Cosa rappresenta l'hockey nella tua vita?
«Sarò breve e dico che per me l'hockey è tutto. Ho tantissimi ricordi legati a questo sport. Amicizie, viaggi e famiglia. Devo tutto a questo gioco».
Quando tornerai in Ticino? Magari per l'inaugurazione della nuova Valascia?
«Sarebbe fantastico, ma non so quando potrò tornare. Allenando una squadra è difficile liberarsi. Sono pure direttore del settore giovanile qui a Peoria e quindi le mie giornate sono parecchio piene, ma spero un giorno di riabbracciare il popolo biancoblù».