Nel weekend le ticinesi hanno raccolto tre punti a testa. L'aria che tira alla Cornèr Arena è tuttavia molto meno frizzante rispetto a quella della Valascia
LUGANO/AMBRÌ - Equilibrio. Potrebbe essere questa la parola d'ordine da usare per spiegare il weekend di Lugano e Ambrì. Il primo gruppo, quello bianconero, quello uscito con meno certezze e sorrisi dai primi due impegni della nuova stagione, deve ancora lavorare parecchio per trovarlo. Il secondo gruppo, quello biancoblù, sui delicati meccanismi che decidono i match pare invece aver già cominciato a costruire le proprie fortune.
Sono solo sensazioni, dopo 120' di campionato non potrebbe essere altrimenti; davvero però, per quanto riguarda ordine e geometrie, i sottocenerini sembrano in ritardo rispetto ai cugini. Hanno fatto una buona figura venerdì contro il Davos, mostrandosi discreti in attacco e attenti in difesa. Poi però hanno firmato una prestazione da dimenticare sabato contro lo Zugo, perdendo quasi senza difendere una sfida... divertentissima. Perlomeno per i tifosi. Poco convinti e convincenti, quasi sempre incapaci di protegere un Merzlikins non certo perfetto, slegati e lenti, i bianconeri hanno infatti prestato il fianco alle folate dei Tori, che pur mostrandosi anch'essi svagati e parecchio inclini allo spettacolo, hanno probabilmente sbagliato meno e per questo sono arrivati al successo. Segnare tanto in casa di una rivale che corre sognando il titolo può essere un vanto? Solo se, appunto, si mostra equilibrio. Se alla grande capacità di trovare la porta avversaria si aggiungono spigoli e spallate quando il disco lo hanno gli “altri”. Fare tanti punti solo per abbellire un tabellino, ma poi lasciar gli onori agli avversari non è certo piacevole.
Diverso il discorso per quanto riguarda l'Ambrì, beffato senza troppo demeritare all'esordio in casa contro lo Zugo ma poi rifattosi con merito nella tana del Davos. In entrambe le sfide l'orchestra biancoblù si è mossa a ritmo, seguendo con grande attenzione le indicazioni e le parole del Direttore Cereda. L'unione tra punti e applausi - tenendo anche conto del valore dei rivali - si è però avuta quando la sinfonia si è arricchita dell'acuto di un singolo. I gol di Kubalik, in questo caso. I punti del ceco (tre, contando anche un assist) hanno fatto saltare il banco contro i grigionesi e sono quel che veramente può far cambiare volto alla stagione di un gruppo, quello leventinese, che non vuol porsi limiti.