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HCAP«Niente magie, serve costanza. Rigori? Questione di carattere e personalità»

26.10.17 - 13:21
Luca Cereda ha parlato del momento del suo Ambrì e di alcuni singoli: «Periodo tosto, col Davos sarà il decimo match in 22 giorni. Lhotak arrivava da un’estate difficile. Felice per Berthon, Taffe...»
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«Niente magie, serve costanza. Rigori? Questione di carattere e personalità»
Luca Cereda ha parlato del momento del suo Ambrì e di alcuni singoli: «Periodo tosto, col Davos sarà il decimo match in 22 giorni. Lhotak arrivava da un’estate difficile. Felice per Berthon, Taffe...»
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AMBRÌ - Reduce dalla sconfitta ai rigori rimediata alla Ilfis contro il Langnau, l’Ambrì di Cereda - a punti in 5 delle ultime 7 partite -, si prepara ad accogliere il sempre insidioso Davos di Del Curto, primo dei tre ostacoli sul cammino biancoblù da qui alla sosta per la Nazionale. «A Langnau c’è stata una partita molto equilibrata, sia noi che loro abbiamo avuto dei buoni momenti, ma abbiamo peccato un po’ di costanza ed è proprio l’aspetto su cui ultimamente ci stiamo focalizzando - spiega l’head coach Luca Cereda - A inizio campionato dovevamo scoprire dove eravamo, adesso stiamo lavorando sulla continuità durante una partita e tra una gara e l’altra. Domani contro il Davos mi aspetto che entreremo in pista determinati, portando avanti un concetto di gioco ben preciso».

Carattere, fiducia ed energia - anche grazie all’innesto di alcuni Rockets dopo il secco ko di Zurigo datato 9 ottobre -, sono aspetti ritrovati appieno nelle ultime uscite. «Sì, penso che ci siano anche di pazienza e disciplina. In alcuni momenti è giusto prendere determinate decisioni sia a livello tattico che emozionale. Abbiamo ancora margini di manovra. Solo giocando si può migliorare».

Al via con tante “scommesse” e molte novità, l’Ambrì ha raccolto 19 punti in 17 partite: tutto sommato un buon bottino. «Non ho mai pensato in termini di punti o posizioni in classifica, ci siamo sempre concentrati sul lavoro per ottenere il massimo dai giocatori. Fin qui stiamo facendo bene ma possiamo ancora crescere e aggiungere un po’ di “sale e pepe”: ingredienti per acciuffare qualche punto in più. Non ci sono scorciatoie o magie, tutto arriva con il lavoro quotidiano. I ragazzi si sono resi conto che giocando e lavorando in un certo modo c’è la possibilità concreta di giocarsela con ogni avversario. Il prossimo passo è fare quello sforzo in più che si traduce in termini di punti».

All’orizzonte ci sono Davos, Lugano e Bienne prima della sosta. «La premessa è sempre stata che per non ci sono partite semplici. Ora arriviamo da un periodo molto duro e la partita di Davos sarà la decima in 22 giorni… si tratta di continuare a lottare»

Un aspetto difficile da allenare sono però i rigori, costati caro all’Ambrì sia contro il Berna in Coppa che contro i Tigrotti di Ehlers. «Vero… per carità tutto è migliorabile, ma i penalty sono anche questione di carattere e personalità. Non bisogna dimenticarsi che vi si arriva dopo un match intenso e combattuto, ma l’aspetto mentale è fondamentale. I rigori non sono uno show, c’è un punto in ballo e alla fine sommandoli potrebbero risultare decisivi».

Passando ai singoli, nel gruppo biancoblù c’è chi si sta mettendo in evidenza - come ad esempio Müller e Berthon - e chi invece fa più fatica… «L’idea è portare ogni giocatore al massimo del suo livello. Per farlo non c’è un modo universale, giusto per tutti. Quando qualcuno fa fatica bisogna capire la problematica e cercare di risolverla»

A questo proposito Lhotak è tornato rinvigorito dalla breve parentesi ai Rockets. «Lukas arrivava da un’estate difficile in cui si doveva ricostruire fisicamente e ne stava pagando il prezzo. Per lui abbiamo messo in atto un piccolo programma in cui abbiamo previsto anche delle partite con i Rockets e siamo contenti delle risposte. In generale, come gruppo, abbiamo fatto dei passi avanti a livello di lavoro giornaliero. Lo si sente e lo si vede, c’è chi si sta ancora abituando e chi si trova già bene».

Tra chi si trova maggiormente a suo agio con il gioco e il sistema di Cereda c'è il nazionale francese Eliot Berthon, ai margini lo scorso anno. «Sta facendo bene. Non ha ancora raggiunto il suo massimo, il percorso non è finito ma il lavoro si concretizza con maggior fiducia durante le partite. Quando si lavora bene si ha più forza e coraggio. La scorsa stagione è stata complicata, ora ha ritrovato anche la Nazionale e sono contento per lui».

Da parte sua Tommaso Goi, prelevato di recente dai Rockets, si sta ritagliando un ruolo importante al centro della terza linea e potrebbe rimanere a lungo in Leventina. «In questo momento è una pedina importante della nostra squadra. È un ragazzo che si fa sempre apprezzare da ogni gruppo perché gioca per i compagni. Dove sarà tra 4-5 settimane non si può prevedere, ma l’intenzione per il momento è quella di continuare a lavorare con lui».

Chi invece non sta brillando è il centro statunitense Jeff Taffe. «È il primo a non essere soddisfatto del suo rendimento. Lo si vede e lo si percepisce. Non è un momento positivo e lo sa. In una carriera, così come nel corso di una stagione, ci sono degli alti e bassi: la base per appoggiare i piedi e ripartire è il lavoro. Gli abbiamo detto e gli ripeteremo di calarsi appieno nel lavoro, lavorare di più per acquisire fiducia».

Ultime battute sul capitolo portieri, con Cereda che tra i pali ha l’imbarazzo della scelta. «Conz e Descloux stanno bene e ci fa piacere, rende onore a loro e al lavoro con Pauli Jaks. Sulla gestione faremo le nostre valutazioni, cercheremo di schierare sempre il migliore in base alla settimana che abbiamo di fronte e all’avversario che dobbiamo affrontare. Poter contare su un portiere forte è determinante, se si guarda chi ha vinto gli ultimi titoli è ancora più evidente», conclude Luca Cereda.

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