I bianconeri sono al top della convinzione e della condizione. Anche così, in ogni caso, partiranno sfavoriti davanti ai Lions. Per vincere dovranno essere perfetti
LUGANO – Cinque, come le vittorie consecutive con le quali ha chiuso la regular season. Sette, come le reti subite in questi match. Tre, come la serie (chiusa nel weekend) di sconfitte patite contro i Lions in stagione. I numeri messi insieme dall'ultimo Lugano sono incredibilmente positivi. E sono questi, supportati da prestazioni che via via sono divenute sempre più convincenti, che fanno sperare il mondo bianconero in vista dei playoff.
A questo punto è giusto non abbandonarsi a facili entusiasmi: per come è andato il campionato, per quello visto in sei mesi, la serie contro i Lions pare infatti non regalare chance ai bianconeri. Preso atto di questo presupposto, del favore del pronostico che accompagnerà i ragazzi di coach Wallson nei quarti di finale, è in ogni caso anche corretto sottolineare che il Lugano – quello visto da gennaio in avanti – non pare proprio intenzionato a recitare nel ruolo da comprimario negli incroci con Pestoni e soci.
Un'intensità di gioco finalmente apprezzabile, un'attenzione difensiva da grande squadra e il fatto, da non sottovalutare, di poter giocare senza pressione, rendono infatti la truppa di Ireland parecchio pericolosa. Per qualsiasi avversario.
Alle caratteristiche sopra elencate, per sperare di poter fare molta strada nella post season, i ticinesi dovranno però aggiungere parecchi “particolari”. Serviranno il miglior Martensson dell'anno (quello visto nei playoff nella scorsa stagione non sarebbe male), un Klasen nuovamente brillante e un Elvis in vena di miracoli. Gli sniper svizzeri presenti in squadra dovranno poi trovare con costanza la porta rivale. In fondo tutto ciò non è chiedere molto: senza il vantaggio del fattore campo dalla propria, il Lugano dovrà infatti far sì che ogni tessera del mosaico sia collocata al posto giusto. Senza la perfezione – quando non si può disporre della squadra più completa – difficilmente infatti si ride per ultimi.