L'attaccante ticinese è carico in vista della prossima stagione: «Non vedo l'ora di scendere sul ghiaccio. A Zurigo ho la possibilità di migliorare sotto certi aspetti e di cambiare la mia mentalità»
ZURIGO - Il Ticino ha perso un grande giocatore in vista della stagione di hockey 2016/2017: Inti Pestoni. Dopo sette campionati in Leventina - conditi da ben 227 punti in 330 partite - il 24enne giocherà infatti per i prossimi tre anni con i Lions.
Da circa sei settimane l'attaccante ticinese ha iniziato la preparazione con la sua nuova squadra ed è carico in vista del debutto in campionato. Con la compagine di Zurigo il ragazzo avrà finalmente la grande possibilità di collocare il titolo svizzero nella sua bacheca, che comprende già due Coppe Spengler vinte con il Ginevra.
Inti Pestoni, come ti stai trovando a Zurigo?
«Mi sono integrato bene, ho trovato davvero un bell'ambiente e mi diverto: sono contento di poter vivere questa nuova realtà. Anche la città è stupenda ed è ovviamente molto diversa dal Ticino. Per muoversi per esempio non bisogna nemmeno prendere l'automobile e ho l'occasione di scoprire la zona spostandomi in maniera veloce con i mezzi pubblici. Mi piace molto questo lato di Zurigo».
Come ci si sente ad essere stato scelto da una delle squadre più forti del campionato? Adesso non è più così un sogno vincere il titolo...
«Avere la possibilità di giocare nei Lions, in una formazione così importante, mi rende orgoglioso: significa che finora qualcosa di buono ho combinato. Forse però non ho ancora realizzato di essere approdato in una squadra così forte, visto che non ci siamo ancora allenati sul ghiaccio. Un po' di emozione però c'è: avere l'opportunità di misurarmi con dei giocatori di un certo spessore mi permetterà di capire il mio livello e di migliorare. Non vedo l'ora che arrivi il mese di agosto per poter scendere in pista».
... e hai ritrovato anche Samuel Guerra...
«Lui è molto importante per me. Finora mi ha aiutato tanto anche a livello della lingua, dato che è stato diverso tempo a Davos e parla molto bene il tedesco. Negli ultimi anni ci eravamo un po' persi di vista, ma abbiamo militato insieme nelle giovanili dell'Ambrì, quindi sono felice di poter giocare almeno per le prossime due stagioni con lui».
Ci sarà una grandissima concorrenza a Zurigo, non potrai mai abbassare la guardia...
«Questo è uno di quegli aspetti positivi che si possono trovare in una società così blasonata. La competizione che c'è internamente permette al club di schierare a ogni partita la squadra migliore, senza essere penalizzata dal punto di vista tecnico: alla fine in un campionato come il nostro questa caratteristica può fare la differenza. Evidentemente sono venuto qui per lavorare ogni giorno al 100%, per spingermi fino al mio limite e capire fin dove posso arrivare. Fare parte di un gruppo di questo calibro potrà essere solo un bene per me, perché avrò la possibilità di migliorare sotto certi aspetti».
... e in occasione della prima giornata di campionato i Lions sfideranno, neanche a farlo apposta, l'Ambrì...
«Giusto per togliermi subito il pensiero (ride, ndr). Non ci sto ancora pensando perché non so cosa aspettarmi. Da un lato mi è andata bene che l'incontro non sia alla Valascia, ma sarà comunque molto emozionante sfidare i miei ex compagni e la squadra del mio cuore. Sarà indubbiamente una partita speciale».
Ultimamente dalla Valascia sono arrivate un po' di critiche riguardo alla tua professionalità nella scorsa stagione. Oltre a questo Fischer - sempre che resti alla guida della Nazionale - aveva dichiarato che prenderà in considerazione la tua candidatura solo quando sarai cresciuto e pronto a lavorare di più. Alla luce di queste considerazioni ti senti un po' in colpa per come hai lavorato in questi anni?
«Sono nato lazzarone e ormai ho questo problema dentro di me. Non ho però mai avuto problemi a lavorare, anche se sono consapevole che finora avrei potuto dare di più e me l'hanno sempre detto tutti. Da quel punto di vista sono comunque sempre stato costante: non c'è mai stato un momento in cui mi sono impegnato di più o di meno, ho sempre fatto tutto quello che mi chiedevano. Sono venuto a Zurigo anche per avere più stimoli, sapendo che qui sono obbligato a cambiare la mia mentalità».
Come hai visto la Nazionale? Una tua convocazione ci stava tutta...
«Per quanto riguarda il Mondiale non è stato l'anno in cui credevo maggiormente alla convocazione. Ho capito quasi subito che non sarei stato chiamato e non me la sono presa più di quel tanto. Rimango dell'opinione che nel mio ruolo ci siano giocatori molto più bravi di me e che quest'anno abbiano meritato maggiormente. Vedremo se nei prossimi anni riuscirò a fare quel salto di qualità per meritarmi la convocazione».