La formazione britannica affronterà questa sera l'Italia, nell'ultimo match del Gruppo A (ore 18).
Articolo redatto da Antonio Fontana.
Che il calcio abbia oltrepassato i confini della sua naturale essenza di sport e sia diventato a tutti gli effetti un business, ormai l’abbiamo capito. Quello che forse fatichiamo ancora a concepire, tuttavia, è l’alterazione della figura del calciatore conseguente al mutamento della sua disciplina. La dimensione pressoché cinematografica assunta dai calciatori li costringe infatti a seguire principi sempre più severi, i quali rappresentano la sola maniera di poter continuare ad adempiere ai loro doveri da superstar. Gareth Bale è uno di quei personaggi che più ha sofferto questo intransigente stile di vita, finendo per cedere alla mole di pressioni caricata sulle sue spalle.
Ciò che inizialmente spedì il gallese in un vortice di tensioni fu il suo trasferimento dal Tottenham al Real Madrid, fomentato da un’enorme carica mediatica perché fu il primo ad abbattere la soglia dei 100 milioni di euro. Gli otto zeri sul prezzo del suo cartellino erano un macigno troppo pesante da trascinare per lui che possiede nella sua indole il bisogno di tranquillità. Un sentimento che però Bale non ha mai provato nella capitale iberica, per via di un legame mai creato con la piazza, di una quantità spropositata di infortuni e delle varie incomprensioni con Ancelotti e Zidane. Certo, è innegabile che fra le mura del Bernabeu Gareth (classe ’89) abbia comunque dimostrato di essere un fuoriclasse, ma è altrettanto vero che la sua avventura in “camiséta blanca” avrà sempre un retrogusto di incompiuto.