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FRANCIA 2016 - VIP CAFENon solo calcio nella Francia di Felice Gimondi

24.06.16 - 11:00
Il grande ciclista italiano, che trionfò a Parigi nel Tour nel 1965, è legato alla Svizzera e ai colori rossocrociati: «Il Mondiale del '71 di Mendrisio fu entusiasmante»
Non solo calcio nella Francia di Felice Gimondi
Il grande ciclista italiano, che trionfò a Parigi nel Tour nel 1965, è legato alla Svizzera e ai colori rossocrociati: «Il Mondiale del '71 di Mendrisio fu entusiasmante»
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PARIGI (Francia) - Felice Gimondi nel ciclismo è come Dino Zoff nel calcio, Pietro Mennea nell'atletica, Dino Meneghin nel basket o Valentino Rossi nel motociclismo. Un'icona di cui l'Italia va fiera e se la tiene stretta nel cuore.

Ritratto
Felice Gimondi è nato il 29 settembre 1942 ed ha segnato la storia del ciclismo mondiale degli anni Settanta con le sue epiche sfide con il belga Eddy Merckx. «Il più grande di tutti i tempi, un vero e proprio fenomeno. Arrivare secondo alle sue spalle era come vincere». Oggi il 73enne bergamasco pedala ancora, in sella ad una mountain bike, la sua nuova passione. «Rappresenta il futuro, lontano dai pericoli del traffico e dallo smog. Seguo i ragazzi di Paladina, il mio paese, e arriviamo addirittura a 300 partenti nelle nostre uscite in mezzo alla natura. Il futuro per i genitori è questo, sono più tranquilli e i loro figli si divertono un mondo». Gimondi, che lavora a tutt’oggi per la Bianchi, marchio storico che lo accompagna da 43 anni, segue pure quattro élites e tre ragazzi sempre nell’ambito della mountain bike.

Carriera
Tre Giri d’Italia, un Tour de France, una Vuelta di Spagna, una Parigi-Roubaix, una Milano-Sanremo, due Giri di Lombardia e un Mondiale del ‘73. Sono questi i risultati più eclatanti di una straordinaria carriera da professionista durata 14 anni. «La medaglia d’argento nel Campionato del mondo di Mendrisio del ’71 ha un valore speciale perché sono particolarmente legato alla Svizzera. Quel giorno avevo l’impressione di poter controllare Eddy Merckx. Era partito da lontano ed ero rimasto l’unico a tenergli testa. Ma alla fine dovetti arrendermi e lui vinse meritatamente». Nel 1973, a Barcellona, la grande rivincita: «A 800 metri dal traguardo iniziò la lunga volata che lasciò Eddy senza forze, mentre io riuscii a gestire meglio le mie energie, fu quasi una sorpresa. Finalmente la maglia iridata…».

Il ricordo più bello
«Il Tour del 1965 lo vinsi con una grande prestazione fisica, mi sentivo una forza della natura. È il sogno di ogni corridore trionfare a Parigi e quella sensazione me la porto da sempre nel cuore. Un’importanza particolare ce l’ha anche il Giro nel 1976, il mio terzo successo in maglia rosa, quando avevo 34 anni. Fu una gara più tattica, lasciai diverse vittorie di tappa alle altre squadre per essere aiutato nei momenti salienti. E la scelta fu pagante».

Il mio Europeo
«Sono un grande tifoso dell’Atalanta e spesso vado allo stadio. Il calcio mi appassiona e seguo naturalmente anche gli Europei. L’Italia vista con Belgio e Svezia è solida e dà l’impressione di avere i mezzi per andare lontano. Mi auguro di vedere gli azzurri almeno in semifinale. Tifo pure per la Svizzera, i colori rossocrociati mi entusiasmano sempre».

Chi vincerà?
«Insieme all’Italia vedo Francia e Inghilterra».

 

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