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CALCIO«I giocatori devono fare tanti sacrifici, non soltanto dal punto di vista economico»

13.11.20 - 12:15
Sul Lugano di 20 anni fa: «C’era un ambiente incredibile, ma soprattutto eravamo una famiglia».
TiPress (archivio)
«I giocatori devono fare tanti sacrifici, non soltanto dal punto di vista economico»
Sul Lugano di 20 anni fa: «C’era un ambiente incredibile, ma soprattutto eravamo una famiglia».
«Tutti i giocatori devono fare il massimo poiché a ogni allenamento, a ogni partita devi dimostrare di meritarti il tuo posto e il salario. Le società altrimenti faranno altre scelte».
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LUGANO - Ancora oggi quando a Cornaredo nomini il nome di Christian "Jimmy" Gimenez il cuore del tifoso del Lugano si scalda. Tornano alla mente i ricordi di una stagione 2000/2001 incredibile, di una cavalcata che per un pelo non portò i bianconeri sul tetto nazionale. A 20 anni di distanza i tifosi del Lugano, seppur non direttamente allo stadio, hanno potuto di nuovo intonare il coro "salutate la capolista". Dal divano di casa, in attesa di tornare a popolare le tribune dello stadio luganese. Oggi Gimenez è agente di giocatori (la sua agenzia è la G&G 13 Sport) e naturalmente segue sempre molto da vicino i risultati dei bianconeri.

«Sono contento per tutto l’ambiente bianconero - le parole del 46enne - Jacobacci, Croci-Torti, Padalino e il presidente Renzetti stanno lavorando molto bene. Lugano per me è qualcosa di speciale, è casa mia. Da quest'anno inoltre mio figlio gioca nella U21 bianconera».

Che ricordi hai di quella stagione?
«Credetemi se vi dico che umanamente è stata la squadra in cui sono stato meglio. C’era un ambiente incredibile, ma soprattutto eravamo una famiglia. Tra staff e giocatori si era instaurato un rapporto che andava al di là delle partite e degli aspetti tattici. Sul campo, invece, eravamo una squadra intelligente e aggressiva, sapevamo quello che dovevamo fare grazie soprattutto alla preparazione di Roberto Morinini».

Da procuratore, come stanno cambiando le dinamiche di mercato ai tempi del Covid?
«Evidentemente le società spendono molto meno. La scelta dei giocatori viene fatta diversamente poiché il mercato offre di più. I salari sono drasticamente diminuiti e sono convinto sarà così per alcuni anni. Anche il calcio va di pari passo con l’economia mondiale. Mai come in questo periodo anche i giocatori sono chiamati a fare dei sacrifici. E non parlo soltanto all'aspetto economico...».

...e di quali aspetti?
«Tutti i giocatori dovranno fare il massimo poiché a ogni allenamento, a ogni partita devi dimostrare di meritarti il tuo posto e il salario. Le società altrimenti faranno altre scelte. Per non rischiare di rimanere senza squadra è dunque importante restare sul pezzo. Tutti i dettagli acquisiscono un'importanza ancora maggiore: come mangi, come dormi e soprattutto come ti alleni».

Come va il tuo lavoro? 
«Funziona bene. Ho avuto dei trasferimenti e dei giocatori nuovi che hanno aderito alla mia agenzia. Chiaramente dal punto di vista economico adesso è un po’ piu dura. Ad ogni modo passione e lavoro, i punti cardine sui quali punto, non mancano mai». 

L'estate prossima dovrebbero (il condizione è d'obbligo...) disputarsi gli Europei... I giocatori non rischiano di arrivare a questo appuntamento senza energie dopo un'annata davvero estenuante? 
«È un problema sul quale evidentemente i giocatori sono preparati. Ma la gestione non sarà evidente. Nei mesi che precedono l'Europeo tanti giocatori scenderanno parecchio in campo, i calendari saranno fittissimi e in certi campionati - come la Super League - potrebbero esserci pure delle partite da recuperare. Per questo le seconde linee di ogni squadra devono essere preparate. Mai come in questi casi gli allenatori chiameranno in causa tutti i tesserati della loro rosa. Torniamo al discorso di prima, saranno importantissimi gli allenamenti e la gestione delle energie».

Nella tua Argentina la situazione Covid è preoccupante...
«Esattamente. Ci sono tanti malati, negli scorsi giorni è stata messa la parola fine al lockdown più lungo del mondo (oltre sette mesi, ndr). Riaprire tutto in Argentina, per di più senza un vaccino, vuol dire essere consapevoli che arriveranno altri tempi duri. È una battaglia lunga».

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COMMENTI
 

Capra 3 anni fa su tio
Speriamo che il figlio ti assomigli
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