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L’OSPITE - ARNO ROSSINICarri armati, panettoni (che non si mangiano) e direttori d’orchestra…

04.11.20 - 09:18
Squadra o singolo? Arno Rossini: «Il giocatore da solo, quando è un campione, fa la differenza».
Keystone
Carri armati, panettoni (che non si mangiano) e direttori d’orchestra…
Squadra o singolo? Arno Rossini: «Il giocatore da solo, quando è un campione, fa la differenza».
«Finché CR7 sarà in campo, Pirlo potrà dormire sonni tranquilli».
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TORINO - Cosa dicono i puristi del calcio davanti al gol di un bomber, all’invenzione di un centrocampista, alla chiusura di un difensore o a un intervento miracoloso di un portiere? «Bel gesto tecnico, gran giocatore, ma non basta. Il singolo non è mai superiore al gruppo, alla squadra». Ineccepibile. 

Poi però si guarda a Inter, Juve e Milan - citati in rigoroso ordine alfabetico - e si nota quanto dipendano dai singoli. Che di nome fanno, rispettivamente Romelu Lukaku, Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic. Con loro in campo (solitamente) si vince, senza (solitamente) si soffre. 

«Però stiamo parlando di fuoriclasse assoluti - ha sottolineato Arno Rossini - il primo è un carro armato, il secondo ha vinto cinque palloni d’oro, il terzo fa ancora la differenza a 39 anni».

Quindi è il singolo che fa vincere?
«Il singolo, quando è un campione, fa la differenza. Il singolo, quando è un campione, facilita il lavoro dei compagni e li rende migliori».

Ibrahimovic, per esempio?
«Avete visto il primo gol fatto dal Milan nel weekend. Stop eccezionale, protezione del pallone e servizio in mezzo all’area per Kessié. Ma oltre al gesto tecnico ci sono la voglia messa in campo, l’esempio dato negli allenamenti... I rossoneri, che sono giovanissimi, ora hanno intensità, corrono moltissimo. Per questo vincono. Lo svedese li sta trascinando ma più importante ancora ha indicato loro la via. E poi mister Pioli sta dirigendo alla perfezione l’orchestra: curando al meglio i rapporti umani sta rendendo tutti partecipi, facendoli sentire importanti. E così il giocatore è più propenso a dare tutto e anche di più, a spendersi al 120%».

Ciò che non sempre succede all’Inter. Lukaku è gigantesco, non solo fisicamente, e più di una volta ha tolto le castagne dal fuoco.
«Ibra esalta la squadra, il belga ne nasconde le pecche. L’elogio a Pioli l’ho già fatto. Antonio Conte invece non sta facendo bene. Non è colpevolmente riuscito a coinvolgere tutti i giocatori importanti che ha in rosa e in più non è ancora riuscito a dare un gioco vario alla squadra. La prima opzione è la palla a Lukaku, con il lancio o i cross. Tutto bene, ma manca il piano B. E in questo caso si sente molto la mancanza di un vice-Romelu. L’ingaggio di Dzeko, tanto chiacchierato in estate, avrebbe fatto la differenza».  

Oltre al belga di campioni, in nerazzurro, ce ne sono molti.
«Ma, appunto, non tutti sono coinvolti. Nainggolan, per esempio, non mi sembra sia totalmente concentrato sulla stagione. Di Eriksen poi abbiamo già parlato fin troppo. Conte sta scherzando con il fuoco: se non riuscirà a trovare velocemente altre soluzioni, allora rischierà parecchio. Il suo atteggiamento da bullo in passato, il Milan che invece va forte, i giocatori che sono pronti a far di lui un capro espiatorio… da dicembre in avanti per lui potrebbe fare molto freddo a Milano. Il panettone? Mah…».

E Cristiano Ronaldo?
«È entrato e ha segnato».

Proprio questo sorprende. Come se alla Juve non fossero tutti campioni: il portoghese ha impiegato 3’ per “girare” una partita.
«Come se Bottani giocasse in Terza Lega insomma… Ma il suo strapotere tecnico e fisico è evidente». 

Eppure ha fatto un gol normale, facile. Perché non l’hanno segnato altri?
«Facile l’ha fatto sembrare lui. Un altro attaccante avrebbe probabilmente avuto addosso due difensori dello Spezia e quella palla non l’avrebbe ricevuta, addomesticata e, dopo il dribbling, appoggiata in porta. Sono le piccole cose che fanno la differenza: con un movimento, impercettibile ai più, il portoghese ha guadagnato quel mezzo metro, quel mezzo secondo, che lo ha reso imprendibile. Anche questa è classe. Un po’ come faceva Inzaghi, che ballava sulla riga del fuorigioco. Più che il gol, sorprendente è però stata la facilità e la velocità con la quale CR7 è riuscito a entrare in partita. A calarsi nel gioco. Ma insomma, non si è un fenomeno per caso…».

Alla fine non abbiamo però capito se conta più il singolo o la squadra.
«La squadra, sempre. Senza quella alla lunga non vinci. Ma il singolo può renderti le cose estremamente più facili. Mettiamola così, finché Ronaldo sarà in campo Pirlo potrà dormire sonni tranquilli».

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