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CALCIO«Quella volta che a Mendrisio hanno addirittura riconosciuto il mio cane...»

28.08.20 - 08:00
Il giornalista di Telelombardia Cristiano Ruiu: «Il Milan? Per una volta si è puntato sulla continuità».
Cristiano Ruiu
«Quella volta che a Mendrisio hanno addirittura riconosciuto il mio cane...»
Il giornalista di Telelombardia Cristiano Ruiu: «Il Milan? Per una volta si è puntato sulla continuità».
«Abito a cinque minuti di scooter da Cornaredo e quest'anno ho assistito praticamente a tutte le gare casalinghe del Lugano».
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LUGANO - È uno dei volti noti di Telelombardia, la sua seconda pelle è rossonera e lavora in qualità di marketing e poker manager al Casinò di Lugano. Il calcio è la grande passione di Cristiano Ruiu: sin da bambino il suo sogno era quello di fare il giornalista e già a 11 anni conduceva una rubrica televisiva. Da cinque anni vive in Ticino e raramente si perde una partita del Lugano.

Cristiano, cominciamo dal tuo grande amore. Che Milan sarà quello dell'anno prossimo?
«Vedremo un Milan molto simile a quello dell'ultima parte di stagione. È stata fatta la scelta di conservare quello che si pensava sarebbe stato spazzato via con l'arrivo di Rangnick. Questa marcia indietro ha lasciato molti dubbi sulla gestione confusionaria di Gazidis, già in disgrazia per il modo in cui si è mosso con Boban. I vari Pioli, Ibrahimovic e Maldini sembravano destinati a partire e invece nelle ultime settimane - grazie a una squadra che ha fatto gruppo - tutto è cambiato. Dall'alto è poi arrivato il chiaro messaggio che questo non era il periodo per fare una rivoluzione, anche perché le rivoluzioni costano. Il Milan farà tre innesti: a centrocampo arriverà Bakayoko, nel ruolo di trequartista o esterno giungerà dal Real Brahim Diaz e poi servirà un difensore». 

Quale sarà l'obiettivo?
«Se lo paragono alle due corazzate Juve e Inter è chiaro che il Milan è due gradini sotto, ma con Rangnick sarei stato più preoccupato. Oggi, invece, sono tranquillo. Non vedremo sicuramente una squadra che lotterà per lo scudetto, si farà fatica persino a entrare in Champions League. Ma per una volta si è puntato sulla continuità e questo mi rende felice». 

Quando a Milanello si potrà tornare a parlare di... Scudetto?
«La risposta ce l'ha fornita Ibra. A lui avevano proposto un ingaggio composto da una parte fissa di stipendio e una parte di bonus. La parte più succosa di quest'ultima voce era quella relativa alla conquista dello Scudetto, che lui ha rifiutato. Abbiamo visto l'Inter, per costruire un ciclo sta lavorando da 3-4 anni e pian piano ci sta arrivando». 

I rivali storici del Milan potrebbero rinforzarsi nientemeno che con Messi...
«Ovunque vada è già tutto deciso. Spostare Messi non è come acquistare un giocatore, è una fusione di due rami d'azienda. Non è un'operazione che si porta a termine in poche settimane. Le parole espresse da Koeman "cambieremo i giocatori che hanno fatto grande questo club" e quelle di Bartomeu "se Messi vuole andare via ce lo deve dire" confermano che tutto è già scritto. La sua prossima destinazione? Tanti indizi mi fanno pensare che andrà proprio all'Inter. La sua gigantografia al Duomo non può essere un caso. Se tu fai un passo del genere senza l'ok di Messi e lui ti fa causa devi vendere il Duomo per rimediare... Se poi aggiungiamo il fatto che il papà ha aperto una società a Milano direi che vi sono pochi dubbi. Infine non dimentichiamoci che Barcellona e Inter stanno trattando da diverso tempo Lautaro Martinez, trattativa che potrebbe favorire lo sbarco di Messi a Milano».

In Italia l'anno prossimo potrebbero dunque giocare i due giocatori più forti al mondo...
«La presenza di Cristiano in Italia è per Messi motivo d'attrazione. Con la rivalità Messi/Ronaldo nella Liga hanno costruito castelli di fatturato incredibili. La vendita dei diritti TV delle partite hanno fatto la fortuna del campionato spagnolo, grazie a questi due giocatori che si alternavano nel vincere Champions e Palloni d'oro. Sull'aspetto sportivo, invece, ho qualche dubbio in più. Sono entrambi verso la fine della loro carriera: 20 anni fa in Italia i Messi e i Ronaldo arrivavano quando erano al top. Ora non è più così. Per carità sono entrambi un'attrazione incredibile per la Serie A, ma con Ibra, CR7 e Messi sembra di vedere una Major League, lega nella quale approdano giocatori sulla via del tramonto. Al contrario squadre come PSG, City, Bayern, Real o Barcellona prendono i campioni del futuro, non quelli a fine carriera. Questa è la strada da seguire per vincere le Champions League...». 

E il campionato svizzero? Lo segui?
«Certo! Ho iniziato a seguirlo con simpatia e affetto. Abito a cinque minuti di scooter da Cornaredo e questo'anno ho assistito praticamente a tutte le gare casalinghe. Ho visto anche due partite di Europa League, una a Copenaghen e una a San Gallo. Chiaramente il livello del campionato non è paragonabile ai top europei, ma è molto fisico, combattuto ed equilibrato. A mio avviso il Lugano giocava meglio con Celestini ma la polpa e la ciccia, se così si può dire, l'ha ottenuta Jacobacci. Ho notato che quest'ultimo riesce a leggere molto meglio le partite, tatticamente è molto preparato. Renzetti? Una persona gradevole, di cuore. È un piacere parlare con lui di calcio».

In Ticino tanti seguono i dibattiti calcistici di Telelombardia...
«Adesso io partecipo una volta a settimana alle trasmissioni, visto il mio lavoro concomitante al Casinò. Da ormai cinque anni vivo in Svizzera e prima non pensavo ci fosse tutta questa attenzione nei confronti dell'emittente. A tal proposito vi racconto un aneddoto. Il mio cane Sulley ha partecipato ad alcune trasmissioni su Telelombardia diventando "famoso": un giorno ho accompagnato mia moglie all'Ufficio stranieri di Mendrisio, ho parcheggiato la macchina e accanto a me si è fermato il camioncino della Posta e improvvisamente ho sentito gridare "quello è Sulley". Hanno addirittura riconosciuto il cane. Ero molto sorpreso. Rispetto a Milano in Ticino ti lasciano comunque molto più tranquillo. Vi assicuro che c'era un periodo in cui a Milano non potevo nemmeno andare in giro».  

Come è nata la passione per il Milan e per il giornalismo?
«Da piccolo seguivo il Milan con mio papà e già a dieci anni ero abbonato. Inoltre mia mamma lavorava con Carlo Pellegatti in una ditta di trasporti. Al mattino andavo all'asilo, al pomeriggio accompagnavo mia mamma a lavorare e mi piazzava in ufficio proprio con Carlo. Il suo ufficio era tutto rossonero. Da lì è iniziata la passione per il Milan. Con il passare del tempo ho cominciato a frequentare assiduamente Milanello e già a 11 anni lavoravo a Telelombardia. Seguivo la rubrica che si chiamava "Il piccolo intervistatore". Quando ha lasciato l'emittente Tiziano Crudeli, nel 2006-2007, ho poi coronato il mio sogno di fare il giornalista e in contemporanea di seguire la mia squadra del cuore. Sono stati gli anni dei grandi successi rossoneri. È proprio perché non è più a quei livelli che ho deciso di andare a lavorare per il Casinò di Lugano... (ride)».

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