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L’OSPITE - ARNO ROSSINI«Leo? Conte e Tuchel non si inginocchieranno per chiederlo»

19.08.20 - 08:00
Arno Rossini: «Se prendi l’argentino poi servono altri tre-quattro giocatori per bilanciare l’assetto della squadra».
Keystone (foto d'archivio)
«Leo? Conte e Tuchel non si inginocchieranno per chiederlo»
Arno Rossini: «Se prendi l’argentino poi servono altri tre-quattro giocatori per bilanciare l’assetto della squadra».
«Secondo me andrà via, ringiovanirebbe di un paio d’anni».
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BARCELLONA - Una delle più belle favole del calcio moderno pare essere ormai alle ultime pagine. E queste non sembrano poter portare a un lieto fine. La lunghissima storia d’amore tra il Barcellona e Leo Messi sembra infatti - incredibilmente - agli sgoccioli, consumatasi per i legittimi ma in qualche caso spropositati desideri di club e giocatore. Il primo vorrebbe poter ripartire e questo, con un 33enne carissimo in rosa, non è possibile. Il secondo vorrebbe tornare a sorridere e questo, alla guida di una squadra non più competitiva ai massimi livelli europei… non è possibile. 

E allora? Rimasto Bartomeu - che ha tentato di gettare acqua sul fuoco smentendo rivoluzioni - la Pulce potrebbe decidere di partire. Anzi, potrebbe chiedere di partire. Perché un contratto lungo ancora un anno impedisce all’argentino di prendere decisioni in autonomia.

«A Barcellona c’è aria di rifondazione - ha sottolineato Arno Rossini - la sensazione è che la società voglia ricominciare e che il giocatore sia in cerca di stimoli».

E di soldi?
«Non credo che Messi abbia o avrà mai problemi di denaro. Se scegliesse di cambiare aria, lo farebbe solo per ritrovare nuove emozioni. Per rimettersi in discussione».

Leo è fortissimo e questo non si discute. Ma a quell’età e tenendo conto che per 70’-80’ di partita trotterella per il campo, perché un presidente dovrebbe ingaggiarlo?
«Perché sa ancora fare giocate straordinarie. Perché sa ancora nascondere la palla e decidere le partite da solo. Certo è meno performante rispetto a tre o quattro stagioni fa, ma se inserito nel giusto contesto può ancora fare un paio d’anni a un livello eccezionale. Anzi, credo che se trovasse il club giusto, potrebbe “ringiovanire” di due anni. Ecco, un trasferimento e un contratto biennale sarebbero un toccasana per tutti».

Ci sono un paio di problemi. Il primo di natura economica. Per trasferimento e stipendio servirebbe una montagna di soldi.
«Con le magliette, la spinta dei social, il marketing... l’investimento rientrerebbe subito».

Il secondo di natura tattica. Se prendi Messi sai già che devi metterlo sempre in campo. E, come detto, l’argentino è a lungo avulso al gioco.
«È un diamante che va messo in vetrina. Allenatore e staff tecnico dovrebbero riuscire a trovare una risposta al suo modo di essere. Dovrebbero probabilmente farsi “regalare” altri tre-quattro giocatori con i quali bilanciare l’assetto della squadra. Con i quali coprire i buchi lasciati dalla Pulce».

Ronaldo-Juve è un matrimonio che ha funzionato a metà. Il portoghese ha continuato a regalarsi primati personali, ma la squadra… Perché con Messi sarebbe diverso?
«Non è detto che sarebbe diverso. La società che decidesse di ingaggiare il fantasista del Barcellona dovrebbe fare in modo di chiarire in anticipo il ruolo di tutti, e di blindare il proprio allenatore, che a quel punto sarebbe altrimenti in una posizione delicata. Garantire equilibrio, anche quello “caratteriale”, a staff tecnico e agli altri giocatori, sarebbe fondamentale. Con Lionel si rischiano le manette...».

L’argentino non può andare ovunque. Si parla di Inter, PSG e Manchester City.
«Conte e Tuchel in ginocchio dalla proprietà per chiedere l’ingaggio del campionissimo io proprio non li immagino. Gestire e pensare una squadra che comprende Messi è infatti, come detto, estremamente difficile». 

Guardiola?
«Ecco, qui potremmo anche esserci, il discorso starebbe in piedi. Come gli altri due club, i Citizens hanno disponibilità economica illimitata. A differenza degli altri due hanno però un allenatore in grado di inquadrare Leo in un contesto e in un gioco produttivo. Poi, fattore non secondario, davanti al mister che l’ha fatto esplodere definitivamente e gli ha regalato i primi successi, il calciatore potrebbe anche mostrarsi più disponibile al compromesso. Ad accettare di svolgere compiti che altrimenti nemmeno si sognerebbe».

Due domande, per chiudere: alla fine Messi andrà?
«Secondo me sì. La situazione al Barcellona mi sembra compromessa. Penso sia il momento giusto per cambiare». 

E il Barça, con i soldi guadagnati e quelli risparmiati, potrà continuare a rincorrere la Champions League?
«Sarà forte ma non fortissimo. Dovrà ricostruire e servirà tempo. Servirà dare fiducia al nuovo allenatore, a Koeman. I blaugrana avranno tanti soldi da spendere, è vero, ma questo non è mai garanzia di successo. Guardate il Manchester United...».

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