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L'OSPITE – ARNO ROSSINITutte le pene di Tramezzani, sergente di ferro... troppo di ferro

05.02.20 - 07:00
«Bravo ma impaziente, e dovrebbe circondarsi di persone in grado di sopperire alle sue mancanze», Arno Rossini ha bacchettato l'ex Lugano
Keystone (foto d'archivio)
Tutte le pene di Tramezzani, sergente di ferro... troppo di ferro
«Bravo ma impaziente, e dovrebbe circondarsi di persone in grado di sopperire alle sue mancanze», Arno Rossini ha bacchettato l'ex Lugano
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LIVORNO (Italia) - In campo come in panchina, in carriera Paolo Tramezzani ha vissuto alti e bassi. Da calciatore è partito dal Prato ed è arrivato alla Serie A, all'Inter. Ha provato l'estero (poche partite al Tottenham nel biennio 1998/2000) e assaggiato la Coppa UEFA. In mezzo a tutto ciò ha però anche “mangiato” tanta Serie B e Serie C. Da allenatore ha iniziato facendo la gavetta da vice dell'Albania, ha continuato con il botto dei ruggenti mesi luganesi, salvo poi andare incontro alla grande delusione di Sion. Si è parzialmente rifatto a Cipro, vincendo il titolo con l'APOEL Nicosia, e poi ha nuovamente toccato il fondo con la dolorosa e veloce apparizione a Livorno. Da mister soprattutto, perché gli anni spesi a inseguire un pallone sono forse troppo lontani per essere trattati, non ha mai saputo trovare la giusta misura. Ha abbagliato o vissuto nel buio. E soprattutto non ha mai trovato continuità.

«Andare a Livorno è stato davvero un azzardo – ha sottolineato Arno Rossini – con quella rosa... era prevedibile che avrebbe fatto male. Nonostante si stia parlando di una piazza storica, fossi stato in lui io avrei atteso qualche altra chiamata».

Un allenatore a spasso deve tuttavia un po' rischiare.
«Questo è certo. Però le scommesse è giusto farle con società in grado di darti qualche garanzia. Aldo Spinelli è un presidente notoriamente vulcanico».

Come Christian Constantin. E a Sion Tramezzani ha bucato un'altra avventura.
«In entrambi i casi non si è dimostrato saggio. Nel primo, accettando la panchina amaranto, si è mosso mostrando poca pazienza. Nel secondo, sposando la causa vallesana, ha voluto fare il passo più lungo della gamba».

Rimanere a guardare...
«Non è mai piacevole, certo. Dopo aver fatto bene il primo anno all'APOEL, il 49enne aveva guadagnato credito. Non del tutto sprecato con la velocissima apparizione nella seconda stagione alla guida dei ciprioti (chiusa durante i preliminari europei, prima dell'inizio del campionato, ndr). A quel punto avrebbe però dovuto probabilmente soppesare meglio le offerte arrivategli. Il Livorno era subito sembrato, come detto, un grosso azzardo. Ora che arriva da una delusione, Tramezzani dovrà per forza di cose abbassare le proprie mire e pensare, magari, di ripartire da una piazza meno ambiziosa. O magari da una serie inferiore. Un passo indietro per poi sperare di farne qualcuno in avanti».

Con il Sion fu diverso. Ci andò (anche) per questioni economiche.
«Ecco un'altra decisione sembrata immediatamente sbagliata. Quello biancorosso è un club particolare, con grandi ambizioni e mezzi. Constantin capisce molto di calcio e soprattutto è generosissimo in sede di mercato. Ma...».

Il mister italiano fu accontentato su molte sue richieste, la società sborso qualche milione...
«Esatto. Ma al Tourbillon ti presentano il conto. Non basta vincere. Devi anche fare in modo che la squadra giochi un buon calcio, altrimenti la tua posizione diventa poco solida. Se poi non ci sono neppure i successi...».

Dopo i bei risultati di Lugano era forse giusto tentare.
«Adesso sembra facile dirlo; per me però sarebbe dovuto rimanere in Ticino, in un club che già conosceva e con il quale avrebbe potuto comodamente completare un bel campionato».

Ripetere il terzo posto finale sarebbe stato difficile, tenendo pure conto delle partenze di Alioski e Sadiku.
«Ma organizzando per tempo la stagione, con qualche acquisto mirato, la salvezza non sarebbe certo stata in pericolo. E poi non dimenticate che i bianconeri fecero l'Europa League. Che è sempre una vetrina importantissima. Facendo bene il secondo anno, la considerazione internazionale nei suoi confronti sarebbe cresciuta. E di sicuro anche altri, oltre al Sion, lo avrebbero cercato».

Quel divorzio costò più al mister o alla società?
«Dimostrandosi impaziente, l'allenatore fece una scelta sbagliata che portò a un brusco stop della sua carriera. Il club andò invece avanti, ma ebbe la possibilità di programmare la stagione con un po' di ritardo sulla tabella di marcia. Ci fossero state chiarezza e unità d'intenti, di sicuro entrambi avrebbero giovato della continuazione del matrimonio».

Alla fine, Tramezzani è un buon allenatore o no? I risultati sono controversi.
«È sicuramente molto preparato e pronto. Sa il fatto suo e tatticamente sa impostare molto bene le squadre. E poi è un gran lavoratore. Pensa al calcio 24 ore al giorno».

Ma?
«Ma oggi un mister non può occuparsi solo di disegnare la squadra o gli schemi. Deve anche dimostrarsi pronto a fronteggiare gli imprevisti se il “piano A” non funziona. E in questo il tecnico italiano deve ancora migliorare. A Sion era partito con un'idea ma poi, visto che questa non si era dimostrata vincente, aveva fatto dei cambiamenti di modulo, andando in confusione. Stessa cosa a Livorno, dove la qualità mediocre dei giocatori ha reso improduttivo il gioco che aveva in mente. Qualcosa sulla quale deve fare molta attenzione è, inoltre, la composizione del suo staff tecnico: deve scegliere dei collaboratori in grado di sopperire alle sue mancanze. Lui è bravissimo “sul campo”? Allora deve attorniarsi di persone in grado di curare perfettamente i rapporti con i giocatori e con la società. È la capacità di mantenere sereno l'ambiente a fare la differenza – a salvarti - quando la situazione è difficile e i risultati tardano ad arrivare. Quando si vince è facile rimanere ben saldi sulla panchina...».

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