Valon Behrami ha rilasciato una lunga intervista sulla sua vita: «Il mondo del calcio è fantastico, ma va tutto molto veloce. Lara? Quando torna dalle gare le faccio trovare la cena pronta...»
UDINE (Italia) - Il centrocampista ticinese Valon Behrami ha rilasciato una lunga intervista riguardante svariati momenti della sua vita sul sito "gianlucadimarzio.com". Dalla guerra in Kosovo - che ha costretto la sua famiglia a emigrare in Svizzera - all'esperienza con il Sion, passando dai suoi momenti quotidiani con Lara Gut.
«Il mondo del calcio me lo sono goduto al massimo ed è stato tutto fantastico, dalle belle macchine alle nuove culture che ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare», ha raccontato proprio Valon. «Purtroppo però è un ambiente dove va tutto troppo veloce e si rischia di perdere di vista il valore di certe sfumature della vita(...). Avrei preferito restare a vivere nella fattoria di mia nonna tra le pannocchie, gli alberi e gli animali, dove mi sentivo a casa piuttosto che diventare calciatore(...)».
Poi una parentesi sul periodo in cui viveva in Kosovo... «Ho visto i miei genitori piangere, ero piccolo ma la guerra me la ricordo. Un giorno mio papà è stato picchiato in mezzo alla strada e sarebbe anche potuto morire, così abbiamo deciso di andarcene in Svizzera dove, a novembre, faceva freddissimo. Piangevo(...) io e mia sorella ascoltavamo le cassette con la musica del nostro paese e dormivamo in un albergo per rifugiati. Mangiavamo male e ci vestivamo grazie alla Caritas. La mia fortuna è stata saper giocare bene a calcio(...)».
E l'esperienza a Sion? «Non c’erano le condizioni per continuare, strutture inadeguate, poca organizzazione e non mi divertivo più. Ho lasciato due anni di contratto(...) Non cerco soldi, voglio alimentare una passione e stare bene(...). Lara? Le mando fiori e poi mi piace sorprenderla: quando torna dalle gare le faccio trovare la cena pronta(...). Appena posso vado a vederla sciare, anche se lassù in cima alla montagna fa sempre un freddo cane(...). Voglio vivere a Udine. Credo sia il posto ideale per me, mia moglie e la mia famiglia. Lì mi sento a casa perché mi ricorda la fattoria di mia nonna».