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SUPER LEAGUE«Clic mentale? Ho visto più sorrisi, ma non c'erano dubbi o divisioni»

18.10.19 - 16:05
Il Lugano di Celestini, reduce dal successo sul campo del Sion, si prepara ad accogliere lo Zurigo: «Hanno un po' i nostri stessi problemi, ma restano pericolosissimi»
Keystone/foto d'archivio
«Clic mentale? Ho visto più sorrisi, ma non c'erano dubbi o divisioni»
Il Lugano di Celestini, reduce dal successo sul campo del Sion, si prepara ad accogliere lo Zurigo: «Hanno un po' i nostri stessi problemi, ma restano pericolosissimi»
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LUGANO - Tornato al successo prima della sosta dedicata alle Nazionali, il Lugano di Celestini ha potuto lavorare con maggior serenità e fiducia in vista del prossimo tour de force. Sei match in 21 giorni aspettano i bianconeri, che domenica a Cornaredo ospitano lo Zurigo nell'11esimo turno di Super League. 

«A livello fisico questa settimana di pausa è stata importante, abbiamo potuto lavorare molto bene anche dal punto di vista tattico e mentale - esordisce in conferenza stampa Celestini, che contro lo Zurigo dovrà fare a meno di Dalmonte, Sulmoni e Covilo, mentre Lavanchy è in forse - Al di là del gioco e del contenuto delle partite, in questo secondo periodo dobbiamo metterci i risultati e conquistare punti. I ragazzi lo meritano. La squadra ha fatto bene tante volte, ma raccolto poco. La partita di Sion ci ha dato fiducia e voglia, ci ha dimostrato che sappiamo farlo».

Lo Zurigo, battuto dai bianconeri nel primo turno (0-4 al Letzigrund), è un avversario che alterna parecchi alti e bassi. 
«Hanno un po' i nostri stessi problemi. È una squadra che fa anche bene, ma poi degli episodi magari un po' sfortunati condizionato i loro risultati. La sensazione non è quella di una squadra che ha problemi, però hanno segnato un solo gol nelle ultime 4 partite. Restano pericolosissimi. Domenica mi aspetto un match da 50-50».

Sarà importante non trovarsi "ad inseguire".
«Vero. Lo Zurigo, quando va sotto, ha un po' la tendenza a disorganizzarsi. Segnare per primi potrebbe darci una spinta incredibile. I ragazzi avranno una grande voglia di confermare la vittoria di Sion e aggiustare la classifica. Loro invece sanno che chiudendosi molto possono crearci dei problemi. Chi fa gol per primo avrà un bel vantaggio».

Il Lugano fatica contro le squadre che si chiudono.
«Per noi è più difficile attaccare una squadra chiusa e compatta. Non possiamo basarci sul gioco sulla fasce e sui centri. Dobbiamo giocare con la qualità dei nostri ragazzi e questo vuol dire giocare con la palla bassa. Per intenderci aspettiamo una giocata o un "uno contro uno di Junior", non un suo colpo di testa».

Il mister si è poi soffermato sul ritorno di Gerndt.
«È un giocatore che dà tranquillità ai compagni. Non ha trovato il gol ma dà fiducia alla squadra. Chi gioca con lui sa che in qualsiasi momento può succedere qualcosa».

La vittoria di Sion ha portato un "clic mentale"?
«Chi vive con noi avrà visto qualche sorriso in più, ma per il resto non è cambiato nulla. Non c'erano dubbi o divisioni, ma non facevamo gol e risultati. Parlo con i ragazzi e so cosa pensano. Anche prima di Sion c'era tranquillità e ci dicevamo: "Non è possibile che non riusciamo a vincere". Ora abbiamo vissuto due settimane più tranquille perché la performance ha finalmente portato i tre punti. Va detto che siamo però sempre stati molto realisti. Non ci illudevamo e guardavamo in faccia alla realtà. Sapevamo di dover fare di più per segnare. Quel che mi è piaciuto è che i ragazzi non hanno mai perso il filo e hanno avuto una lettura eccezionale».

Celestini ha poi elogiato tre elementi ritenuti determinanti.
«In questo momento ci sono Baumann, Sabbatini e Maric che danno qualcosa in più. Baumann cresce ogni settimana e non sappiamo fin dove arriverà. Maric sa indicare la via ai compagni: è un "ragazzo" di 35 anni che ha saputo mettersi in gioco. È un segnale fantastico per il gruppo e l'allenatore. Sabbatini invece sta facendo delle partite allucinanti come playmaker. Si è sempre comportato da vero capitano».

Il Lugano, dalla prima giornata ad oggi (passando anche per gli impegni in Coppa ed Europa League), ha cambiato parecchio.
«Cambiare non è un problema. A Zurigo, all'esordio, avevamo giocato con 3-4 nuovi elementi e vinto 4-0. Col Thun avevamo fatto un primo tempo eccellente. Poi mi è stato rimproverato che facevo sempre giocare gli stessi e i risultati non venivano. Diciamo che nei commenti e nei giudizi è mancata coerenza. Chiaramente quando non vinco cerco nuove soluzioni. Adesso la squadra, guardando gli interpreti, è più simile a quella dell'anno scorso, ma non si può dire che mi sono aggrappato alla vecchia guardia».

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