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L'OSPITE – ARNO ROSSINIMessi “The Best”, una carognata? Quando la visibilità batte la qualità...

25.09.19 - 07:00
L'argentino ha meritato il premio consegnato lunedì? Arno Rossini: «La FIFA è un organo potentissimo, se gli Stati Uniti decidono il destino del mondo, allora a Zurigo decidono i destini del calcio»
Keystone
Messi “The Best”, una carognata? Quando la visibilità batte la qualità...
L'argentino ha meritato il premio consegnato lunedì? Arno Rossini: «La FIFA è un organo potentissimo, se gli Stati Uniti decidono il destino del mondo, allora a Zurigo decidono i destini del calcio»
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MILANO (Italia) – Leo Messi ha vinto. Virgil van Dijk è stato beffato. Cristiano Ronaldo non si è presentato. Più che incantare, la strana notte dei "The Best FIFA Awards" ha sorpreso e creato polemiche. Si sono applauditi con convinzione i premiati di quasi tutte le categorie, ma quando si è arrivati a celebrare il miglior team e il miglior giocatore dell'anno, alla Scala è calato il gelo. Nel primo caso CR7, colpevolmente assente, non è neppure stato nominato, trasformando il Best XI in un monco Best X, nel secondo si è assegnato le scettro a Leo Messi. Che le Pulce abbia vinto un altro trofeo non è certo uno scandalo, ci mancherebbe; van Dijk avrebbe però meritato molto di più di essere incoronato. In fondo è stato protagonista in un grande Liverpool, campione d'Europa e quasi campione in Premier.

La stampa italiana ha sollevato il dubbio che la premiazione sia stata manipolata per punire Ronaldo per la scelta di non presenziare. Da qui la sua mancata chiamata nella squadra tipo e la celebrazione a Messi, suo acerrimo rivale. Ma forse è solo una boutade. In fondo la FIFA queste cose non le fa.

«La FIFA è un organo potentissimo – ha sentenziato Arno Rossini – Diciamo che se gli Stati Uniti decidono il destino del mondo, allora a Zurigo decidono i destini del calcio. E di conseguenza chi è il miglior calciatore. Nella cerimonia di lunedì c'era la possibilità di rompere un po' la monotonia. Premiando van Dijk avrebbero riconosciuto ufficialmente il grande valore che può avere un difensore e, contemporaneamente, avrebbero dato lustro al calcio britannico, ovvero quello che a livello di business e budget è al momento il più importante al mondo».

E invece hanno scelto Messi. Una carognata?
«L'argentino è comunque sempre fortissimo e questi premi si assegnano spesso sul filo del rasoio...».

Lo meritava?
«Non per quanto fatto lo scorso anno. Non è semplicemente stato il migliore. Questo perché, per esempio, fuori dalla Liga non ha vinto. A lui, oltre al difensore del Liverpool, avrei preferito Alisson, Salah, Firmino... c'erano tanti nomi. Se alla fine hanno scelto il fantasista del Barcellona è perché è convenuto a tutti».

E la storiella della ripicca nei confronti di CR7?
«Tutto può essere. Oltre che fortissimi, Messi e Ronaldo sono i due calciatori più conosciuti e riconoscibili al mondo. Se la FIFA non ha voluto andare fuori dagli schemi – e sarebbe stato gratificante – è probabilmente perché sa che con questi due va sul sicuro. Che a livello di immagine, di marketing, di soldi quindi, continuare a premiare l'argentino o il portoghese è la scelta più proficua».

Più che premio alla qualità è quindi un premio alla visibilità del soggetto?
«È una tesi interessante».

È recente la notizia del crollo in borsa delle azioni della Juve, che dopo l'aumento di capitale promesso hanno perso l'8%. Il valore del titolo è comunque più del doppio rispetto a prima che a Torino arrivasse Cristiano.
«Esatto. Questo fa capire bene quanto importante sia avere in squadra un simbolo, un uomo immagine, prima che un calciatore forte. Se le due cose corrispondono tanto meglio. E fa anche capire perché, senza rivali molto, molto, molto più forti, nei suoi premi la FIFA continui a dare spazio a Messi o Ronaldo. Un loro scatto con il premio di turno in mano fa velocemente il giro del mondo. Raggiunge ogni angolo della terra. Così non sarebbe se a vincere fosse un altro. Probabilmente van Dijk avrebbe catturato l'attenzione “solo” degli appassionati di calcio, non di tutti».

Vincono dunque gli interessi.
«In passato alla FIFA è stato spesso così».

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