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L'OSPITE - ARNO ROSSINIDal "gingillo" di Giorgione alle sfuriate dei presidenti: lo spogliatoio è un luogo magico

14.11.18 - 10:00
Tra quelle mura si cementano gruppi, si formano amicizie e... si perdono campionati. L'essenza dello sport è racchiusa in una stanza. Arno Rossini: «Lo spogliatoio è come una centrale elettrica»
Dal "gingillo" di Giorgione alle sfuriate dei presidenti: lo spogliatoio è un luogo magico
Tra quelle mura si cementano gruppi, si formano amicizie e... si perdono campionati. L'essenza dello sport è racchiusa in una stanza. Arno Rossini: «Lo spogliatoio è come una centrale elettrica»
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MILANO (Italia) - Ci sono quelli che hanno vinto tanto. Hanno vinto tutto. Hanno ori e allori e possono vivere di rendita sulla fama costruita in anni di carriera. Guardandosi indietro, una volta smesso di praticare il loro sport, non rimpiangono tuttavia successi e applausi, quanto piuttosto la stanzetta - spesso sudicia - dove normalmente la magia ha inizio. Rimpiangono lo spogliatoio. Quattro mura, almeno all'inizio qualche panchina sgangherata, la borsa che sa di passione e compagni in mutande con i quali - appunto - fare squadra.

Oddio, le mutande non sono un accessorio indispensabile. Chiedete per esempio allo juventino Chiellini, finito suo malgrado in un selfie mentre - giustamente nudo - stava avviandosi verso le docce. Questo in ogni caso non fa differenza: in quella stanza si può (quasi) tutto. È partendo da lì che i gruppi costruiscono le loro grandi imprese o, quando la gramigna si diffonde, cominciano la loro discesa verso gli inferi.

«Lo spogliatoio è come una centrale elettrica - è intervenuto Arno Rossini - è lì che si genera l'energia necessaria per far muovere una squadra. Certo, si deve controllare attentamente che ogni filo sia attaccato al posto giusto; il rischio di fare un cortocircuito diventa altrimenti alto».

In quel tempio si può ogni cosa. Scherzi, battute, giochi...
«Vale tutto. Importante è che ci sia il timing giusto: solo così un comportamento sopra le righe si trasforma in energia positiva. Ma in quel caso sta all'intelligenza del singolo gestire determinate situazioni. Quella stanza, comunque, è il vero cuore pulsante di un gruppo. È importantissima prima di un match. Durante e pure dopo».

Tra quelle quattro mura a volte si esagera, ci si sfoga... tutto viene però "secretato".
«Esatto. O almeno così dovrebbe essere».

Eppure a volte qualcosa trapela.
«I presidenti che urlano? Gli allenatori che fanno le loro sfuriate? Non ci sono solo gli atleti: tutti contribuiscono - nel bene e nel male - a loro modo a creare l'ambiente-spogliatoio. Tra le persone più importanti io inserisco anche massaggiatori e magazzinieri».

Che in verità ci azzeccano poco...
«In realtà non è così. Spesso queste figure hanno un peso specifico enorme. Non solo seguono e aiutano i ragazzi con i loro problemi: diventano quasi dei confidenti. Sono parte attiva del gruppo. E poi, insomma, sono degli ottimi "termometri" per valutare lo stato di salute di una squadra. Qualche chiacchiera con loro la fanno tutti. Anche allenatori e presidenti».

Uno spogliatoio unito è, insomma, il primo passo per vivere una stagione vincente. O no? Ci sono delle eccezioni. In una vecchia intervista Mauro Camoranesi dichiarò: «Tutte balle. Ho giocato in squadre nelle quali ci mandavamo a quel paese ma quando c'era da scendere in campo e vincere non ce n'era per nessuno».
«I tuoi compagni non devi sposarli. Non devi diventare il loro amante. È importante però avere con loro un obiettivo comune. Ovvio, poi, che più l'ambiente è positivo e migliori sono i risultati. Di certezze, di leggi scritte, in ogni caso non ce ne sono».

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