Cerca e trova immobili

L'OSPITE - ARNO ROSSINI Bimbi, dribbling e mode? «Benzina inutile se non hai la macchina»

24.10.18 - 07:00
Eugenio Fascetti ha smontato il tiki-taka e i termini cool con un «Nel calcio non si inventa nulla». Arno Rossini ha applaudito e... rincarato la dose «Il bel gioco? Solo se hai i campioni»
Bimbi, dribbling e mode? «Benzina inutile se non hai la macchina»
Eugenio Fascetti ha smontato il tiki-taka e i termini cool con un «Nel calcio non si inventa nulla». Arno Rossini ha applaudito e... rincarato la dose «Il bel gioco? Solo se hai i campioni»
CALCIO: Risultati e classifiche

VIAREGGIO (Italia) - Uno degli allenatori più convincenti e scomodi del calcio della vicina Penisola ha compiuto ieri 80 anni. Professionista tosto, senza peli sulla lingua, Eugenio Fascetti è per molti tecnici ora cinquantenni un esempio. Le sue idee e i suoi metodi di lavoro hanno infatti fatto scuola, lasciando il segno in piazze come Varese (ai tempi della B), Lazio, Lecce, Torino e Bari. La poca disponibilità al compromesso ha probabilmente stoppato - o almeno frenato - la carriera del toscano il quale, al tirar delle somme, si è comunque detto soddisfatto di quanto ottenuto. Felice delle scelte fatte. Sicuro di quanto affermato. Anche quando le sue parole si sono rivelate non "allineate". Come nell'ultima intervista rilasciata, nella quale ha un po' smontato il calcio dandy di questo periodo.

Invenzioni? Tattica? Filosofie? L'ottuagenario viareggino ha riportato tutti con i piedi per terra.

«Nel calcio non si inventa nulla», ha dichiarato, criticando chi insegna zona e pressing fin dai primissimi allenamenti.
«Giustissimo - ha attaccato Arno Rossini - I piccoli dovrebbero prima di tutto pensare a divertirsi e, in seguito, provare a imparare la tecnica. È da lì che si dovrebbe partire. Impari come trattare la palla e solo in seguito ti dedichi alla tattica. Non il contrario. Non puoi comprare la benzina quando ancora non hai la macchina, non funziona in questo modo, sarebbe inutile».

Fascetti ha giustificato la sua dichiarazione riducendo il "giochino" alla superiorità numerica. «È semplice: dribbli un avversario e sei in superiorità. Oggi chi salta un avversario è una piacevole eccezione», ha sottolineato.
«Esatto, sono d'accordo. Si può parlare quanto si vuole però alla fine il punto è proprio quello. Il tecnico toscano - che ho sfidato con il Bellinzona, quando allenava a Varese - sa d'altronde quel che dice, ha grandi conoscenze. Ha fatto scuola in Italia, è stato un precursore. Servendosi per esempio della collaborazione del professor Arcelli ha inserito metodologie di allenamento rivoluzionarie per i suoi tempi».

Il calcio è sempre lo stesso? Il buon Eugenio ha smontato il rivoluzionario "falso nueve" («Lo utilizzava già la grande Ungheria») e i termini cool "ripartenze" e "densità difensiva" («Non è meglio parlare di contropiede e catenaccio?»). In più si è tenuto stretto il caro, vecchio, ruolo del libero («Con quello si vince»). L'unica grande differenza rispetto a venti-trenta anni fa l'ha trovata nell'atletismo dei calciatori: «Oggi la grande fisicità degli atleti ha ristretto il campo - ha ammesso il viareggino - Servono centrocampisti che fanno partire subito il gioco per evitare l’aggressività degli avversari». Dichiarazione che riporta alla già citata importanza di saper dribblare...
«Anche in questo caso l'allenatore toscano ha fatto un'analisi perfetta - ha aggiunto Rossini - I giocatori sono ora fisicamente molto più preparati rispetto al passato. Ad alto livello, per fare la differenza, i tempi di reazione sono diminuiti. E per creare superiorità numerica serve spesso un'invenzione. Un dribbling...».

Tra i tanti temi toccati, infine, l'ex Bari si è levato lo sfizio di criticare Arrigo Sacchi, depositario del "Una vittoria senza merito è una vittoria che non vale". «Con una squadra in parte costruita da Liedholm e in parte dagli investimenti di Berlusconi ha vinto poco. Ma se io alleno il Lecce, Milan o Juve non li affronto a viso aperto: così facendo magari mi prendo degli elogi ma i punti finiscono altrove».
«Come fare a dargli torto? - ha chiuso Arno - Sacchi ha stupito tutti con il suo gioco, è verissimo; poteva però contare su una squadra di campionissimi. Su un gruppo nel quale giocavano i tre olandesi, c'erano Ancelotti e Donadoni e poi quella difesa incredibile. Quando hai elementi del genere non puoi accontentarti solo di vincere: sei obbligato a cercare i successi passando dal bel gioco. Vale lo stesso discorso per Guardiola. Al Barça, al Bayern e al City, ha sempre potuto contare su calciatori incredibili. Con quelli non puoi puntare solo al risultato. Se fai così finisce che ti mandano via in fretta. Il discorso cambia se guidi spogliatoi normali e se magari il tuo obiettivo è quello di salvarti: in quel caso lasci da parte i fronzoli e badi al sodo, a portare a casa qualche punto».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE