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SERIE A«Non ho mai illuso nessuno»

19.08.18 - 14:19
Erick Thohir racconta la sua esperienza con i nerazzurri: «Amo l'Inter. Quando sono arrivato mi sono posto cinque obiettivi, ma ad un certo punto mi sono dovuto proteggere»
Keystone
«Non ho mai illuso nessuno»
Erick Thohir racconta la sua esperienza con i nerazzurri: «Amo l'Inter. Quando sono arrivato mi sono posto cinque obiettivi, ma ad un certo punto mi sono dovuto proteggere»
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MILANO (Italia) - Ad ottobre potrebbe vendere anche le restanti quote che gli sono rimaste, ma Erick Thohir a tutt'oggi è ancora il presidente dell'Inter ed azionista del club col 31%.  Il tycoon indonesiano racconta la sua esperienza in nerazzurro a "Lapresse" e ostenta ancora il suo amore per questi colori («chi viene nel mio ufficio vede appese solo magliette dell'Inter, a cominciare da quella di Bergomi e di Zanetti. Oltre a quelle dei Philadelfia, la mia squadra in NBA»).

Thohir poi chiarisce: «Quando ho comprato la società da Moratti non ho mai illuso nessuno, non ho mai promesso lo scudetto subito. Quando sono arrivato mi sono posto cinque obiettivi. Il primo: costruire infrastrutture all'altezza della situazione, dal centro di allenamento allo stadio di San Siro. Il secondo: riorganizzare il management, infatti ho assunto Bolinbroke dal Manchester United e Antonello dalla Puma. Il terzo: allestire poco alla volta una squadra forte, per poi arrivare all'acquisto delle stelle. Il quarto: rispettare il financial fairplay, cioè non poco. Il quinto: andare in Europa League e, nel giro di 5 anni, rientrare in Champions League. Lo stadio non è stato possibile costruirlo, avrebbe generato business, sarebbe aumentato il giro di affari, il fatturato che consente di rimanere al passo con i grandi club di Europa. Prenda come esempio la Juventus, che si è potuta permettere Cristiano Ronaldo... Comunque, mi sembra che Suning abbia lo stesso obiettivo. Lo stadio, intendo...».

Ecco perchè ha venduto ai cinesi: «Perché c'è stato chi si è offerto per diventare partner di maggioranza, con grandi obiettivi. Ho pensato: va bene... Ripeto: io, ad un certo punto, mi sono solo protetto. Ho mantenuto la carica, il posto allo stadio, il 31% delle azioni, mi scrivo con i miei amici italiani e interisti. Ora tocca a Suning». 

Lo rimproverano di essere stato poco a Milano, di avere trascurato la società: «Io non ho mai promesso che avrei passato settimane, mesi a Milano. Sono un uomo di affari e i miei interessi sono qui, in Indonesia. A Milano sono andato alcune volte, come a Londra... Avevo creato un management di assoluta affidabilità proprio per questo, per non dover essere tutti i giorni in Italia. Management di cui mi fidavo ciecamente».

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