Erick Thohir racconta la sua esperienza con i nerazzurri: «Amo l'Inter. Quando sono arrivato mi sono posto cinque obiettivi, ma ad un certo punto mi sono dovuto proteggere»
MILANO (Italia) - Ad ottobre potrebbe vendere anche le restanti quote che gli sono rimaste, ma Erick Thohir a tutt'oggi è ancora il presidente dell'Inter ed azionista del club col 31%. Il tycoon indonesiano racconta la sua esperienza in nerazzurro a "Lapresse" e ostenta ancora il suo amore per questi colori («chi viene nel mio ufficio vede appese solo magliette dell'Inter, a cominciare da quella di Bergomi e di Zanetti. Oltre a quelle dei Philadelfia, la mia squadra in NBA»).
Thohir poi chiarisce: «Quando ho comprato la società da Moratti non ho mai illuso nessuno, non ho mai promesso lo scudetto subito. Quando sono arrivato mi sono posto cinque obiettivi. Il primo: costruire infrastrutture all'altezza della situazione, dal centro di allenamento allo stadio di San Siro. Il secondo: riorganizzare il management, infatti ho assunto Bolinbroke dal Manchester United e Antonello dalla Puma. Il terzo: allestire poco alla volta una squadra forte, per poi arrivare all'acquisto delle stelle. Il quarto: rispettare il financial fairplay, cioè non poco. Il quinto: andare in Europa League e, nel giro di 5 anni, rientrare in Champions League. Lo stadio non è stato possibile costruirlo, avrebbe generato business, sarebbe aumentato il giro di affari, il fatturato che consente di rimanere al passo con i grandi club di Europa. Prenda come esempio la Juventus, che si è potuta permettere Cristiano Ronaldo... Comunque, mi sembra che Suning abbia lo stesso obiettivo. Lo stadio, intendo...».
Ecco perchè ha venduto ai cinesi: «Perché c'è stato chi si è offerto per diventare partner di maggioranza, con grandi obiettivi. Ho pensato: va bene... Ripeto: io, ad un certo punto, mi sono solo protetto. Ho mantenuto la carica, il posto allo stadio, il 31% delle azioni, mi scrivo con i miei amici italiani e interisti. Ora tocca a Suning».
Lo rimproverano di essere stato poco a Milano, di avere trascurato la società: «Io non ho mai promesso che avrei passato settimane, mesi a Milano. Sono un uomo di affari e i miei interessi sono qui, in Indonesia. A Milano sono andato alcune volte, come a Londra... Avevo creato un management di assoluta affidabilità proprio per questo, per non dover essere tutti i giorni in Italia. Management di cui mi fidavo ciecamente».