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L'OSPITEVia la Pulce? InamMessibile (ma al Barça non son fessi)

23.08.17 - 11:32
È difficile pensare che l'argentino possa partire. Arno Rossini: «È il calcio, guai a sorprendersi. Non è giovane né fisicamente fresco. E poi c'è il Mondiale...»
Via la Pulce? InamMessibile (ma al Barça non son fessi)
È difficile pensare che l'argentino possa partire. Arno Rossini: «È il calcio, guai a sorprendersi. Non è giovane né fisicamente fresco. E poi c'è il Mondiale...»
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BARCELLONA (Spagna) – Solo qualche settimana fa, prima cioè che Neymar sconvolgesse i parametri di mercato con il suo trasferimento dal Barcellona al PSG, nessuno mai si sarebbe sognato di vedere un club pagare la clausola rescissoria di Lionel Messi.

Il fenomeno argentino era (è) infatti legato alla società catalana con catene da 300'000'000 di euro. Chi mai avrebbe potuto spendere tanto per liberarlo?

Da qualche giorno, secondo i media di mezza Europa, quel qualcuno ha un nome e un volto: si tratta dello sceicco Mansour, patron del City di Pep Guardiola. Precisando che per fare un affare del genere si deve essere d'accordo almeno in due (anche il giocatore deve apprezzare la nuova destinazione), un trasferimento sembrava in ogni caso impossibile.

Poi, appunto, è arrivato Neymar. Poi sono continuati i dolori di pancia della Pulce, già nervosa al termine della passata stagione e mai premiata con il tanto sbandierato rinnovo. Poi è successo qualcosa al Barcellona. Perché, suvvia, si fa fatica a immaginare una delle tre-quattro società più potenti al mondo vedersi scippare due gioielli di enorme valore.

«È davvero dura anche solo pensare che Messi possa partire – ha sottolineato Arno Rossini – lui è il Barça. È praticamente cresciuto in quel club, ne è il simbolo. Però questo è il calcio: non ci si può davvero sorprendere di nulla».

Soprattutto perché dalla Spagna è già partito Neymar e manca poco più di una settimana alla chiusura del mercato. Anche se incassi una valanga di milioni poi chi prendi?
«Non so davvero cosa stiano combinando i dirigenti blaugrana. Non credo in ogni caso siano degli sprovveduti. Anzi, sono certo che stiano muovendosi secondo un piano ben preciso».

Ovvero hanno già deciso di lasciar partire il loro campione?
«Penso che chi comanda al Camp Nou sia lungimirante. Il Barcellona è ricco, è vero, ma “costa” anche moltissimo. Forse – questa è un'ipotesi – lasciare andare il calciatore più forte della storia della squadra è meno doloroso che pagarlo moltissimo ogni anno. Quanto guadagna Lionel? 25-30'000'000 di euro? Forse per i dirigenti catalani tale cifra è davvero troppo grande. Magari credono che sia meglio investire tanto denaro su più giocatori. Tutti bravissimi. E contemporaneamente dare spazio ai talenti della Cantera».

Che puntualmente sforna campioncini.
«Esatto. Messi è fortissimo. Ma ha 30 anni, va in scadenza e fisicamente non è – come ovvio – più freschissimo. Legarsi a lui con un ricchissimo pluriennale ha davvero senso?».

Così il discorso regge. Un programma a lungo termine potrebbe non “tenere conto” dell'argentino.
«C'è un altro punto molto importante, del quale finora si è discusso poco: questo è l'anno del Mondiale».

E quindi?
«A Barcellona Messi ha vinto tutto. Con l'Argentina nulla. C'è da scommettere sul fatto che, da qui a Russia 2018, la Pulce si preoccuperà più di essere al 100% con l'albiceleste piuttosto che con i blaugrana. Che se dovrà scegliere se dare il massimo in un match, questo sarà quando sarà in campo con i connazionali, non con i compagni di club».

Dunque, riepiloghiamo: ok la cessione del tuo campione, ma solo perché questo ha uno stipendio enorme, non è più giovanissimo e potrebbe essere “deconcentrato”.
«Perfetto. A tutto ciò si deve però aggiungere che l'addio deve essere qualcosa al quale tu sei “costretto”. Mi spiego: il Barcellona non venderà mai il suo numero 10. Se però un'altra società pagherà la clausola rescissoria... ecco che i dirigenti saranno sollevati da ogni responsabilità. I tifosi non li vedranno come colpevoli del trasferimento».

Detto tutto ciò, Messi se ne andrà?
«Continuo a essere scettico, ma è innegabile che qualcosa da quelli parti stia succedendo. Forse l'addio di Luis Enrique è stato dettato proprio da una nuova politica societaria. L'ormai ex mister non poteva essere stanco. Magari ha semplicemente capito che ci sarebbero stati problemi e ha preferito andarsene».

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