Nonostante qualche buona prestazione, fin qui i bianconeri non hanno raccolto molto. Urge uno sprint
LUGANO - La prima non è stata buona. La seconda, sospesa, nemmeno. La terza neppure. Il Lugano non è finora riuscito a spremere il massimo dalle prestazioni fornite.
Amarezza, dispiacere, rammarico. Questo è rimasto in bocca ai giocatori (e ai tifosi) dopo il match contro lo Zurigo. Una partita ben giocata, pur se non dominata, non è infatti stata vinta solo per qualche errore di troppo; di chi vestiva la maglia bianconera (il palo colto da Marzouk, solo davanti a Vanins) e di chi fischiava (l'improvvido arbitro che, mal consigliato dal suo guardalinee, ha deciso di annullare un gol buono a Junior).
Crucciarsi per quanto sfuggito di mano non servirà in ogni caso ai ticinesi i quali, in vista del match di mercoledì a Losanna - quarta giornata di Super League -, già ieri si sono rimessi a lavorare. L'ottima prova di Piccinocchi, quella positiva di Gerndt (che in mezzora contro i tigurini ha mostrato di potersi rivelare utilissimo) e la solidità della difesa guidata da Da Costa sono i punti fermi dai quali dovrà ripartire Pier Tami per far sì che la trasferta alla Pontaise si riveli ricca e soddisfacente.
In questo tour de force (fino al termine di agosto Sabbatini e soci scenderanno in campo altre cinque volte) è importante che il Lugano riesca a mettere del fieno in cascina. Staccarsi dalla coda della classifica e superare il primo turno di Coppa Svizzera sarebbe infatti un ottimo viatico in vista di un autunno che, con l'inizio dell'Europa League, costringerà i ticinesi agli straordinari. Arrivare a settembre già in affanno è un rischio che, dalle parti di Cornaredo, sarebbe meglio non correre.