Ancora una volta i bianconeri non sono riusciti a stanare i bernesi cadendo per 2-5 alla Stockhorn Arena: decisivo l'atteggiamento sbagliato messo in campo
THUN - Dopo tre vittorie e un pareggio ottenuti, forse, dalle parti di Cornaredo qualcuno ha iniziato a volare troppo in alto con la fantasia. La brusca frenata di domenica (2-5 a Thun), ha riportato il Lugano sulla Terra; i bernesi, a differenza dei bianconeri, sono entrati in campo con la giusta testa, con la giusta determinazione e con l’attenzione che una partita del genere richiede.
Se i ticinesi – sia sotto la guida di Manzo sia sotto quella di Tramezzani – non hanno mai battuto il Thun durante tutta la stagione, un motivo ci sarà. Lo scorso dicembre ci pensò Mariani a togliere le castagne dal fuoco in pieno recupero; questa volta non sono bastati né Carlinhos né Sadiku, andati a bersaglio all’87’ e all’88’, ovvero quando la contesa era già decisa.
Sì perché i sottocenerini hanno approcciato la sfida nel peggior modo possibile, concedendo contropiedi a ripetizione, arrivando sempre in ritardo su ogni pallone: per il Thun è stato fin troppo facile portare a casa i 3 punti. Rapp non si è fatto pregare, superando Russo a due riprese trasformando due calci di rigore solari (25’ e 45’), Fassnacht non è stato da meno (6’ e 29’) e così la prima frazione si è chiusa sul 4-0. Nella ripresa le cose non sono cambiate e il 5-0 di Sorgic (65’) è giunto come logica conseguenza: i bianconeri non hanno mai dato segni di vita, se non nei minuti finali quando il Thun ha calato nettamente i ritmi e l’attenzione.
Così come non doveva cullarsi sugli allori prima, il Lugano non deve fasciarsi la testa ora: certo il colpo subìto è stato forte e intenso, ma la classifica continua a essere ottima. Il sesto posto resta saldo e stabile, anche se ora i punti di vantaggio sul Losanna (ultimo) sono 8.