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KIEVL'agghiacciante racconto dell'ex tennista

12.03.22 - 16:32
Il 36enne ucraino si era ritirato lo scorso mese di gennaio dopo aver perso nelle qualificazioni degli Australian Open
Imago
L'agghiacciante racconto dell'ex tennista
Il 36enne ucraino si era ritirato lo scorso mese di gennaio dopo aver perso nelle qualificazioni degli Australian Open
Sergiy Stakhovsky si è arruolato per difendere il suo Paese dagli attacchi russi. In queste ore ha raccontato particolari davvero incredibili.
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KIEV - Una storia incredibile. È quella relativa all'ormai ex tennista ucraino Sergiy Stakhovsky, salito agli onori della cronaca nel 2013 per aver sconfitto Roger Federer nel secondo turno di Wimbledon. Una carriera dignitosa la sua: giunto fino al 31esimo posto del ranking, in bacheca vanta quattro titoli Atp. Oggi però la sua vita è completamente cambiata, così come per tutti gli ucraini. Il tennis? Solo un ricordo. 

Una volta scoppiata la guerra, Stakhovsky - ritiratosi soltanto lo scorso mese di gennaio dopo aver perso nelle qualificazioni degli Australian Open - non ci ha pensato due volte ed è tornato a Kiev, dove si è arruolato per difendere il suo Paese dagli attacchi russi. 

L'ex tennista ha descritto con parole forti quello che sta vivendo: «È inimmaginabile - le sue parole espresse a "Fanpage.com" - Stanno uccidendo bambini, donne. Stanno bombardando ospedali. Ammazzano i civili che provano a scappare perché ne hanno bisogno, come scudo. E gli sparano. Passano con i carri armati sulle auto dei civili. Uccidono intere famiglie».

Sul fatto che gli atleti russi siano stati banditi da (quasi) ogni competizione sportiva, Stakhovsky è evidentemente d'accordo. «Era il minimo che si potesse fare. Una sorta di colpevolezza collettiva sui cittadini russi è l’unico modo per influire anche sulla struttura governativa. Loro viaggiano per il mondo e si sentono liberi, mentre la loro nazione sta ammazzando degli innocenti. Non è giusto e la responsabilità è anche di chi ha il potere di voto, di scelta di chi andrà a governare. È un diritto che va usato bene. Finché non lo faranno, devono stare a casa. Medvedev? Mi dispiace per Daniil perché è un bravo ragazzo. Per lui è ingiusto. Ma è più importante che ci sia una bandiera russa accanto a lui o salvare la vita di un bambino?».

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