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Ricorso respinto: Djokovic deve lasciare l’Australia

MELBOURNERicorso respinto: Djokovic deve lasciare l’Australia

16.01.22 - 07:56
Vincono il Ministro e l’opinione pubblica: l’Australia espelle il no vax Djokovic
keystone-sda.ch / STR (JAMES ROSS)
Ricorso respinto: Djokovic deve lasciare l’Australia
Vincono il Ministro e l’opinione pubblica: l’Australia espelle il no vax Djokovic
Djokovic ha pagato a caro prezzo la scelta di non vaccinarsi e i comportamenti tenuti una volta scoperto di essere positivo.
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MELBOURNE - Questa volta è davvero finita, questa volta Novak Djokovic è stato definitivamente sconfitto. 

Respinto il ricorso presentato contro la decisione presa da Alex Hawke, Ministro dell’Immigrazione, il 34enne di Belgrado si è dovuto arrendere all’annullamento del visto che gli avrebbe permesso di rimanere in Australia. Dovrà tornare in Serbia e non potrà andare a caccia di un nuovo - il decimo - successo nel primo Slam dell’anno. 

Una corte composta da tre giudici in seduta plenaria ha messo il punto a una vicenda intricata e, a livello d’immagine, sanguinosa (per il numero uno al mondo, per il tennis e per l’Australia), cominciata mesi fa e infiammatasi negli ultimi dieci giorni. Dal 5 gennaio scorso, quando Nole è atterrato nell’isola-continente solo poche ore dopo aver avvisato il mondo di aver ottenuto un’esenzione che gli avrebbe consentito, da non vaccinato, di soggiornare comunque a Melbourne e, quindi, di partecipare agli Australian Open. Il sogno di fare la storia è, per Novak, tuttavia svanito presto; l’incontro con gli agenti dell’Australian Border Force lo ha infatti velocemente fatto precipitare in un incubo.

Fermato perché in possesso di un visto ottenuto con documentazione ritenuta irregolare, il serbo è stato costretto a trascorrere, quasi da recluso, quattro giorni nell’ormai famoso Park Hotel. Non si è però arreso: nel frattempo ha infatti presentato un ricorso e questo, studiato dal giudice del Tribunale federale Anthony Kelly, è stato accettato. Gli è insomma stata data ragione. I suoi guai non sono in ogni caso finiti. Il polverone sollevato ha portato all’attenzione delle autorità australiane - e dei tifosi-curiosi di tutto il mondo - i suoi comportamenti disdicevoli e gli errori commessi nelle ultime settimane: i “giri” fatti e i contatti avuti da positivo, i documenti di viaggio compilati dando informazioni sbagliate… Djokovic ha infilato una figuraccia dopo l’altra, facendo storcere il naso sia a Melbourne che in Europa. Si è pubblicamente scusato, ma questo non è bastato: esercitando il potere discrezionale garantito dal suo ruolo, venerdì il Ministro Hawke gli ha infatti nuovamente revocato il visto. A quel punto, spalle al muro, il campionissimo di tennis ha tentato di piazzare l’ultimo colpo e di guadagnare così, grazie all’intervento dei suoi legali, un’altra occasione, un’altra udienza dalla quale provare a uscire vincitore. Ci è riuscito, ma in questa non ha saputo chiudere i conti: l'ultima pallina è finita fuori dal campo, lui fuori dall’Australia.

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