Il nuovo trionfo e i vantaggi (età e freschezza) su Roger e Rafa hanno nuovamente fatto scalare al serbo posizioni nel gradimento generale
MELBOURNE (Australia) - Gli Australian Open si sono chiusi con un risultato scontato.
Scontato perché Nole Djokovic era il grande favorito della vigilia. E da grande favorito, da padrone di casa poco ospitale, si è comportato il serbo, a lungo intrattabile e mai disposto a perdere tempo sulla strada verso il trionfo. Prima di sudare per piegare Dominic Thiem in finale, il 32enne ha divorato ogni rivale presentatosi al suo cospetto. Ha superato i primi tre turni concedendo appena 25 game totali e ha poco titubato pure quando i rivali si sono fatti impegnativi: ha cancellato in tre set Schwartzman, Raonic e... Federer. Il Maestro rossocrociato era lontanissimo dalla sua forma migliore e ha comunque avuto più di un'occasione per mettere in difficoltà il nuovo numero uno al mondo, questo è vero. La realtà dei fatti è però che, anche al 100%, avrebbe dovuto completare un'impresa per vincere. Solo contro Thiem, Novak ha faticato. Una volta trovatosi sull'orlo del precipizio ha tuttavia semplicemente cominciato a giocare il suo tennis. E per l'austriaco non c'è stato niente da fare.
L'Australia è la casa di Djokovic, è il posto dove meglio al mondo riesce a liberare e mostrare il suo talento. È quell'angolino - come lo sono il rosso parigino per Nadal o il verde londinese per Federer - dove può dettare quasi incontrastato la sua legge. E proprio con Rafa e Roger il serbo ha segnato indelebilmente la storia del tennis. Uno sport, tre fenomeni. Più di spagnolo e svizzero, Nole ha però relativa giovinezza, freschezza fisica e, probabilmente, cattiveria. È a -3 Slam dalla vetta (per ora occupata dal basilese) e, con 275 settimane da leader Atp, pronto ad andare all'attacco di un altro primato detenuto da Federer (310). Quando i big three avranno definitivamente poggiato racchetta e pallina e si confronteranno i numeri, il campione di Belgrado potrebbe detenere parecchi primati. Forse non verrà ricordato come il migliore di sempre, ma di sicuro il suo nome sarà tirato in ballo nel possibile dibattito.