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LOCARNOLaika e i suoi fratelli: cani randagi nello spazio

09.08.19 - 12:00
È stato il primo essere vivente lanciato nello spazio, verso una morte certa. Si dice che il fantasma di Laika sia tornato sulla Terra e ora vaghi per Mosca.
Laika e i suoi fratelli: cani randagi nello spazio
È stato il primo essere vivente lanciato nello spazio, verso una morte certa. Si dice che il fantasma di Laika sia tornato sulla Terra e ora vaghi per Mosca.

LOCARNO - Immagini e suoni in diretta dall’infinito cosmico ci costringono ad una immediata immersione in Space dogs; colori di fuoco che si muovono velocissimi per simboleggiare la disintegrazione di una capsula spaziale al rientro sulla Terra. Ed evocare così la fine di Laika, il primo essere vivente ad essere lanciato nello spazio, attribuendo alle sue ceneri quasi un significato esoterico.
Il film inedito dei registi austriaci Elsa Kremser e Levin Peter è una prima mondiale inserita nel concorso Cineasti del presente. E alcune immagini possono urtare la sensibilità del pubblico. Un’opera visionaria, come emerge nella presentazione del Locarno Film festival, che privilegia il sovvertimento della prospettiva: lo sguardo antropocentrico passa in secondo piano, rendendo così i cani i veri protagonisti di quest’opera.

All’inizio i registi non avevano pensato subito a Laika, il primo cane lanciato nello spazio. Desideravano seguire una muta di cani randagi in base a criteri e modalità finora assenti dalla narrazione cinematografica. Volevano insomma mettere al centro il cuore e l’anima dei cani. Capire, attraverso il loro sguardo, una città – Mosca – e i suoi territori. La cagna Laika, prima di essere usata per essere trasformata in cosmonauta, aveva fatto parte di una muta di cani randagi, a volte portati via dalla strada e rinchiusi in canili, pronti per esperimenti spaziali. Solo i più forti, spiega la voce fuori campo, vengono selezionati per la ricerca.
I registi si sono allora chiesti: i discendenti di Laika esistono ancora? Che cosa è successo a Laika quando il calore infernale della capsula spaziale le ha fermato il cuore e la sua carcassa si è dispersa nel nulla al momento del ritorno della capsula sulla Terra? E’ sempre la voce fuori campo a spiegarci che, secondo una leggenda, le ceneri di Laika hanno dato vita ad un fantasma che si aggira per le strade di Mosca. Basato su una ricerca scientifica rigorosa e su un’accurata scelta della muta da seguire, il film ci porta in territori inesplorati, a tratti angoscianti. All’alba e di notte, quando i cani amano muoversi. All’alba e di notte, quando il tempo e lo spazio determinano il territorio da difendere attraverso attacchi cruenti – con riprese inutilmente lunghe - che lasciano il pubblico pietrificato.

Magistrale il lavoro del cameramen Roy Imer che, girando all’altezza della propria anca, ha potuto privilegiare lo sguardo dei cani. Cosicché è attraverso lo sguardo dell’animale che Space dogs ci porta a perlustrare territori reali e simbolici che ci toccano profondamente e che ci interpellano anche e soprattutto come esseri umani agenti del progresso. I registi seguono la muta senza giudicare, anche durante una scena molto cruenta. “Abbiamo deciso di seguire i cani senza compromessi. Lo spettacolo e l’assenza di spettacolo – precisa Elsa Kremser nel dossier stampa del film – non era un nostro criterio. A quel punto i cani hanno preso il controllo e noi abbiamo semplicemente agito”. “E’ come se avessero voluto mostrarci qualcosa che non avevamo previsto. E in quel momento – aggiunge l’altro regista Levin Peter – ci siamo resi conto che stavamo lavorando su qualcosa che nessuno finora aveva mai visto al cinema”. Fondamentalmente selvaggi, i cani randagi hanno dimostrato di avere codici propri e un controllo del mondo fuori dal controllo umano. Hanno una loro storia. E, da qualche parte, questi cani randagi sono lo specchio delle  contraddizioni di una grande città, sospesa tra un centro luccicante e periferie desolate. Non meno inquietanti le immagini di archivio dei laboratori asettici, dove è tutto sotto controllo, dove gli animali vengono usati e maltrattati per essere oggetti di studio nel nome della ricerca spaziale. 
Laika in qualche modo ha la sua rivincita, obbligandoci a riflettere su nostro rapporto con noi stessi, con gli altri essere viventi, con la natura. Obbligandoci a misurarci con le nostre frontiere interne. E le nostre infinite contraddizioni.

Space dogs, concorso Cineasti del presente, venerdì 9 agosto, 18.30, Palacinema 1
– sabato 10 agosto, 14.00, L’altra sala – domenica 11 agosto, 21.00, Palacinema 2

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