Come potrebbe essere l'umanità che raggiungerà la civiltà di tipo I. La simbiosi tra un essere biologico e una macchina.
Nel mio precedente contributo "La continuazione della specie", ho cercato di ipotizzare, se e come, l’umanità potrebbe sopravvivere in eterno.
Ho passato in rassegna le ultime ipotesi della fisica teorica e mi sono concentrato sull’aspetto ambientale, essenzialmente riferito all’Universo e al suo funzionamento. Il tutto sviluppato su una scala temporale lunghissima.
Con questo contributo, vorrei invece spostare l’attenzione sulla centralità del genere umano e sui suoi possibili salti evolutivi che potrebbero avvenire in un futuro molto meno remoto, diciamo già entro la fine del XXI secolo.
Fusione tra tecnologia e intelligenza umana
Guardando in avanti parecchi decenni, è molto probabile che il salto evolutivo del genere umano consisterà nella fusione dell'ampia conoscenza incorporata nei nostri cervelli con la capacità, la velocità e l'abilità della conoscenza della tecnologia che produrremo.
Questo salto evolutivo consentirà alla nuova civiltà uomo-macchina di superare il limite del cervello umano, che oggi è costituito da cento milioni di miliardi di connessioni estremamente lente.
In effetti, sembra che non ci siano oggettivi impedimenti che possano precludere a priori la creazione di entità ancora più intelligenti.
L'analogia migliore che esiste è quella con il passato dell'evoluzione: gli animali possono adattarsi a problemi esistenziali, ma spesso a una velocità non superiore a quella naturale.
Noi esseri umani abbiamo la capacità di interiorizzare il mondo e di fare esperimenti ipotetici nella nostra testa; possiamo risolvere molti problemi migliaia di volte più velocemente rispetto alla selezione naturale.
Ora, creando i mezzi per eseguire queste simulazioni a velocità molto più alte, entriamo in un regime radicalmente diverso dal nostro passato umano, tanto quanto noi umani siamo diversi dagli animali inferiori.
Dal punto di vista umano, questo cambiamento significherà librarsi da tutte le regole precedenti, forse in un batter d'occhio, una fuga esponenziale oltre ogni speranza di controllo.
Molti eminenti studiosi come Vernor Vinge, Hans Moravec, Raymond Kurzweil e altri, hanno definito l’età delle macchine intelligenti, il prossimo stadio evolutivo della nostra civiltà.
Macchine che cresceranno da noi, impareranno le nostre abilità e condivideranno i nostri fini e i nostri valori.
E’ possibile che il ritmo del progresso tecnologico continui ad accelerare all’infinito?
Non c'è un punto in cui, gli esseri umani non saranno più in grado di pensare abbastanza velocemente da tenere il passo? Per gli esseri umani "non equipaggiati", chiaramente sarà così.
Ma che cosa potranno ottenere mille scienziati, ognuno mille volte più intelligente degli scienziati umani di oggi, e ognuno in grado di lavorare mille volte più velocemente degli esseri umani di oggi?
Che cosa riusciranno a escogitare?
Beh, per dirne una, escogiteranno qualche tecnologia per diventare ancora più intelligenti, poiché la loro intelligenza non sarà più a capacità fissa. Cambieranno i loro stessi processi di pensiero per poter pensare ancora più rapidamente. Quando gli scienziati diventeranno un milione di volte più intelligenti e agiranno un milione di volte più velocemente, un'ora sarà come un secolo, nei termini di oggi.
Presupposti, progetti e tendenze che, secondo Raymond Kurzweil, lasciano supporre l’avvento dell’età delle macchine intelligenti
Interrogativi sulle conseguenze di questo possibile salto evolutivo
Alcuni scienziati e filosofi chiamano "postumano" l’era delle macchine intelligenti. Tuttavia, essere umani significa essere parte di una civiltà che cerca di estendersi oltre i propri confini.
Stiamo già andando oltre la nostra biologia, ottenendo gli strumenti per riprogrammarla e rafforzarla.
Se un essere umano modificato dalla tecnologia pensiamo che non sia più umano, dove tracceremo la linea di demarcazione?
Un essere umano con un cuore bionico è ancora umano?
E se avesse un impianto neurologico?
E se avesse due impianti neurologici?
E se qualcuno avesse dieci nanobot nel cervello?
Se ne avesse 500 milioni?
Dovremmo stabilire un limite a 650 milioni di nanobot, al di sotto dei quali si è ancora umani e quando lo si supera non si è più umani?
Qualcuno dice che la fusione tra un essere umano e una macchina, crea una nuova "specie".
Ma quello di specie è un concetto biologico, e quel che stiamo facendo, già oggi, è trascendere la biologia. La trasformazione non è solo un altro passo in una lunga serie di passi dell'evoluzione biologica.
Stiamo mettendo completamente sottosopra l'evoluzione biologica e in tempi talmente brevi che, probabilmente, già i nostri nipoti saranno confrontati con questa realtà.
Se tutto quanto previsto da Kurzweil e da altri si dovesse avverare, nella futura civiltà di tipo I, ci sarà ancora spazio per le Religioni tradizionali?
Ci sarà ancora spazio per tutti quei temi che oggi ci sembrano di fondamentale importanza?
Fonte bibliografica:
Raymond Kurzweil, "La singolarità è vicina".