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TI.MAMMEBimbo è bello, educato è meglio, ma senza urlare

04.02.22 - 08:00
Eliminare rabbia e frustrazione nell’educazione dei piccoli, imparando a non gridare per correggerli
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Bimbo è bello, educato è meglio, ma senza urlare
Eliminare rabbia e frustrazione nell’educazione dei piccoli, imparando a non gridare per correggerli

Frutto di rabbia e malumore o retaggio dell’educazione ricevuta, urlare è un atteggiamento sempre improduttivo e addirittura controproducente, soprattutto nei confronti dei bambini. Eppure all’ennesimo capriccio dei figli o al cospetto di un’indicazione non rispettata, ai genitori capita di abbandonarsi alle urla nel tentativo di riprendere il controllo della situazione. Sopraffatti da un’ondata di emozioni negative, gli adulti non si rendono conto di essere al cospetto di bimbetti ai quali finiscono per propinare un comportamento tutt’altro che educativo, capace anche di ledere la loro autostima ed invitarli a reazioni violente. Abbandonare il vizio di urlare è possibile e quando esso sarà un lontano ricordo, si potranno percepire le ricadute positive sulla serenità personale e, quindi, anche nella relazione con i propri figli. Se urlare è un comportamento indotto dagli esempi ricevuti nella propria educazione, bisogna lavorare sul cambiamento partendo da quello che le urla subite da piccoli provocavano. Evitare di commettere lo stesso errore dei propri genitori, permetterà di creare una gestione diversa e più serena delle situazioni.

Il comportamento risulta più praticabile se si indaga sulle cause della propria rabbia che si trasforma in rimproveri a voce troppo alta. C’è la possibilità, infatti, che il malumore accumulato durante la giornata- al lavoro, nel traffico, con il partner – diventi causa di una reazione eccessiva ad un capriccio del piccolo di casa che diventa il capro espiatorio dell’ira di mamma o papà. Comprendere questo aiuta a ridurre l’istinto urlatorio! Nell’approccio con il comportamento dei figli, inoltre, è fondamentale tener conto anche del loro temperamento oltre che del proprio, per capire come trovare una combinazione tra loro ed evitare scontri caratteriali. La comprensione sarà un’alleata preziosa nella creazione di questo equilibrio e quella dei genitori nei confronti dei figli deve essere maggiore e, soprattutto, eventualmente migliorativa, ma assolutamente non coercitiva. Se proprio non si riesce ad evitare qualche urlo lanciato qua e là di fronte al disordine o ai compiti non fatti, potrebbe essere utile monitorare il proprio urlare.

Scrivere su un foglio la causa scatenante della reazione rabbiosa è il punto di partenza. Di seguito andranno appuntate le reazioni fisiche durante le urla (pugni stretti, porte sbattute), la replica del bambino e le conseguenze dell’avvenimento: questi dati, estrapolati a mente fredda, permetteranno di capire quali sono le dinamiche capaci di innescare questi comportamenti per correggerle ed evitarle. Riuscire ad eliminare le urla dal proprio modo di relazionarsi con i propri figli, ovviamente, richiede una struttura costruita sulla logica del «patti chiari, amicizia lunga», ovvero regole ed abitudini che aiutino i piccoli a capire come si meglio comportarsi. Queste disposizioni andranno esposte in modo chiaro e sereno, per evitare fraintendimenti, e comprenderanno inevitabilmente delle conseguenze qualora non fossero rispettate. Ricordando che la casa non è una caserma, accanto alla disciplina sarà fondamentale non far mancare comprensione e connessione con i bambini così da ascoltarli e farli sentire amati.

TMT (ti.mamme team)

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