Genitori preoccupati in quattro sedi di scuola media del Sottoceneri. Livelli A sotto accusa. Lo specialista: «Docenti ancora troppo tecnici». Il DECS: «Noi avevamo soluzioni concrete, ma…»
LUGANO – «Se un ragazzo non segue i livelli A di matematica, rischia di non avere sbocchi futuri. Ma se li segue, spesso non capisce i concetti e deve ripiegare su lezioni private». A sostenerlo è una mamma di Lugano, che si fa portavoce di un malumore diffuso tra i genitori di quattro sedi di scuola media del Sottoceneri. Una segnalazione in merito sarebbe già stata inoltrata anche al Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport (DECS). «Non è normale il crescente ricorso a lezioni private – riprende la nostra interlocutrice – ci sono tante famiglie che fanno fatica a permetterselo finanziariamente».
Tra l’astratto e la pratica – E pensare che l’ultima indagine PISA ha ampiamente promosso i quindicenni ticinesi sulla matematica. Un paradosso se si pensa che nel Luganese si sta creando una piccola rivolta contro equazioni, disequazioni, funzioni e prodotti notevoli. «Non sarebbe forse il caso – si chiede la coordinatrice dell’appello – di puntare su aspetti più pratici? Ad esempio, come si gestisce un salario, un budget famigliare, come funzionano i leasing, le ipoteche? E non sarebbe il caso di lasciare la matematica, quella che mette economicamente in difficoltà le famiglie, alle scuole superiori, ai professori e agli alunni che ne faranno un uso reale?»
Allenamento del pensiero logico – Manuele Bertoli, direttore del DECS, non ci sta. «La matematica non è solo soluzione di problemi concreti con i numeri, ma anche allenamento del pensiero logico». Sulla stessa lunghezza d’onda Gianfranco Arrigo, responsabile della Società matematica della Svizzera italiana (SMASI). «Se si vuole che i nostri giovani possano inserirsi nel mondo del lavoro di oggi, non ci si può limitare a certe cose. Al contrario, è proprio nella scuola dell’obbligo che vanno costruite le basi per accedere ai grandi temi trattati nelle superiori».
Lo stress dei livelli – Bertoli si sofferma poi sullo stress provocato dai livelli. «Il problema è reale. Si tratta di una questione che intendevamo superare con il progetto “La scuola che verrà”, ma questa riforma non ha ottenuto il nullaosta popolare. Noto che in questi giorni stanno tornando alla ribalta temi scolastici molto sentiti, per i quali avevamo proposto soluzioni concrete. Ma all’epoca eravamo stati accusati a torto di non aver svolto riflessioni approfondite. La questione dei livelli rimane di attualità. Spero che si riesca finalmente a fare dei passi avanti su un tema che a giusto titolo preoccupa i genitori».
Si trema ancora – Il presente, però, è denso di difficoltà per diversi allievi delle medie. Il livello A di matematica, in particolare, fa tremare molti. «L’insegnamento troppo tecnicistico – sottolinea Arrigo –, che ancora perdura in alcuni casi, alla luce delle esigenze odierne non si giustifica più. Se solo ci si desse la pena di leggere i nuovi piani di studio, si vedrebbe che, nelle intenzioni, la via da seguire è ben diversa».
Incubo “esamificio” – Ma non è tutto. Arrigo analizza anche altri fattori. «Le molte attività extra-scolastiche, dallo sport ai videogiochi, tolgono ai giovani parecchio tempo e concentrazione. Ciò va a scapito dello studio. Inoltre, c’è la corsa alle prove di valutazione, che trasforma la scuola in un “esamificio”, costringendo gli studenti a trovare espedienti per sopravvivere».
L’opportunità – Proprio per evitare la “piaga” delle costose lezioni private, Arrigo e alcuni colleghi da qualche anno promuovono i “mercoledì della SMASI”, a Lugano. «È un’opportunità che offriamo agli studenti. Proprio per aiutarli a comprendere ciò che a scuola non hanno capito, a fare i compiti, e a esercitarsi su attività complementari a quelle ricevute a scuola».