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L'OSPITEReferendum di Ascona: la politica si trasforma in avanspettacolo

05.06.12 - 13:45
Ti-Press (archivio)
Referendum di Ascona: la politica si trasforma in avanspettacolo

Il nuovo Piano Regolatore di Ascona ha suscitato da subito vive proteste per la trasformazione di 15000 mq da terreno agricolo in edificabile, in zona Segnale. In occasione della recente serata informativa alla popolazione, il pre-costituito comitato per il SI, il presidente del CdA dei Terreni alla Maggia SA e proprietario della superficie, e i vari interventi da parte di attuali ed ex rappresentanti del Municipio, hanno fermamente spostato i riflettori sullʼazienda tentando di camuffare una semplice transazione speculativa. Dʼun tratto è apparsa una Promessa e questʼultima ha preso il sopravvento su tutte le implicazioni negative, e sono molte, che un simile salasso di territorio porterebbe alla nostra economia del buon vivere. Il voluto accento sulla Terreni alla Maggia SA che da parte sua ha mostrato lʼattività con un opuscolo inviato a tutti i fuochi, è stato un goffo tentativo di far credere che dire NO significhi non ricambiare 70 anni di lavoro di questa azienda in parte agricola. Forse ci si dimentica che negli anni ʼ40, la percezione della vita era dettata da due guerre mondiali, dalla fame patita e del consapevole valore della terra per la coltivazione di generi primari di sopravvivenza. Alcuni decenni dopo, la forte spinta di crescita economica ha cominciato a dettare regole nuove e quindi a quantificare in moneta qualsiasi cosa ed è iniziata unʼaltra fame, quella della vendita e dellʼacquisto di terreni edificabili.

Si sottovaluta alla grande il valore del suolo adibito alla coltura, forse perché così formalmente “Out” in una superficiale società che valuta “In” svendere il paesaggio per questioni di turismo. Un pensiero assai contorto direi, perché Ascona vive di un turismo sopravvissuto e modificatosi
negli anni, grazie agli investitori che hanno fiutato il gioiello offerto alla nostra gente e che non ci appartiene in senso stretto: si chiama Natura.

Le aziende agricole svolgono un lavoro primario nel mantenimento del territorio, sostenute da sussidi che in questo caso non sappiamo perché non vengono elargiti, presumibilmente per la non ottemperanza di alcune condizioni. Con il Piano direttore cantonale, dal 2009 si sono date direttive concrete al fabbisogno locale, pianificando 3500 ettari a zona SAC (superficie di avvicendamento colturale) e a tuttʼoggi, ne risultano annunciate solo 2100. Ascona da anni non notifica ed aggiorna lʼentità sul suo comprensorio.

Da parte dellʼEsecutivo si è poi omesso di chiarire che una volta “addentato” un pezzo di terreno agricolo privato, la strada per riqualificare anche tutti gli altri restanti x ettari, sebbene posizionati a forte rischio esondazione, potrebbero facilmente essere pretesi sempre in nome di una famosa Promessa. Oltretutto, il competente Dipartimento non è mai stato informato di questa “variante”. Perché non chiedere alla Terreni alla Maggia SA di utilizzare i suoi circa 20000 mq già edificabili nella privilegiata riva a lato di via Albarelle? Se da un lato la gestione interna di unʼazienda non è affare comunale, lo diventa quando la sua strategia atta a rimpolpare le casse per il rifinanziamento dei suoi affari, “mangia” un bene della cittadinanza.

E a proposito di promesse, che dire dellʼidea di una zona adibita allʼattività artigianale per le ditte asconesi? Si è persa in 20 anni e più di scambi e litigi con Parrocchia e Patriziato? Era una promessa con la P minuscola rispetto a quella sbandierata oggi? Perché dare attenzione ad una sola sola entità giuridica e tralasciare lʼopera dei piccoli artigiani che per sviluppare la loro attività, vengono invitati ad emigrare in altri comuni? Aggregazione NO ma parassitismo SI?

Personalmente chiedo molto più rispetto da parte degli amministratori che si avvicendano alla nostra guida politica. Eʼ un loro dovere adottare una seria volontà oggettiva nella gestione dei beni comuni, abbandonando un modo di fare politica ormai obsoleto eppure ancora ben radicato, che baratta valori dissimili fra loro, dando equa importanza a fatti di natura molto diversa.

La retorica e la demagogia addossata ai referendisti è piuttosto insita nellʼambigua propaganda di promesse paradossali di cui abbiamo modo di vedere in questa squallida rivisitazione di politica da avanspettacolo. Il prossimo 17 giugno, confino in un sonoro NO, un tocco di buon senso che dà un valore aggiunto al vero spettacolo che è la democrazia diretta.
 

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