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L'OSPITEDalle macerie si deve ricominciare

02.06.21 - 14:22
Stefano Dias, co-presidente Verdi Liberali Ticino
Stefano Dias
Dalle macerie si deve ricominciare
Stefano Dias, co-presidente Verdi Liberali Ticino

Lugano si risveglia con un pezzo mancante, si risveglia da una notte di incubi per taluni e di sogni per altri, si risveglia sulle macerie dell’ex Macello. Ma come ha detto una volta Papa Francesco: “E’ sempre possibile ricominciare, anche dalle macerie”. E pur sapendo che niente sarà più come prima, bisogna rimanere calmi e insieme andare nella direzione del dialogo e del rispetto.

Il concetto di autogestione ha origini lontane, come sosteneva Jean-Jacques Rousseau, l'uomo è nato libero ma poi è stato ridotto in catene. Molti studiosi, tra cui molti anarchici, ritengono che la libertà autogestionaria dell'uomo è cessata con la scoperta dell'agricoltura, da cui si è sviluppato il nefasto concetto della proprietà privata, del dominio (dell'uomo sulla donna, del ricco sul povero, del forte sul debole, dell'uomo sugli animali...), della gerarchia, del patriarcato. La storia racconta però episodi in cui l'uomo ha tentato di riprendersi la propria libertà attraverso pratiche auto gestionali, sin dall’antica Grecia fino alla Francia, per passare dall’Unione Sovietica o in tempi recenti anche in Argentina durante la crisi economica del 2001. A Lugano dobbiamo fare riferimento ai cosiddetti CSOA (Centro Sociale Occupato Autogestito) che nascono negli "anni '70", i primi a Milano, con lo scopo di contrastare l'alienazione della vita metropolitana, di promuovere informazione alternativa e controcultura e di sganciarsi dalle restrizioni dei partiti istituzionali. L'occupazione e l'autogestione di spazi pubblici (stabili abbandonati, ex fabbriche, ville, case sfitte ecc.) sono giustificate dalla necessità di riappropriarsi degli spazi abbandonati e consegnare alla cittadinanza.

Il CSOA di Lugano prende forma nel 2002 negli spazi dell’ex Macello, uno spazio che nei primi anni era pieno di energia, vita, eventi, una piacevole sorpresa per la mia generazione agli inizi degli anni 2000. Però negli anni è rimasto sempre più isolato, risentendo di una società individualista, poco comunicativa e isolata in se stessa. Ma come in ogni storia che si rispetti, le parti coinvolte hanno commesso entrambi errori che sommati hanno portato alla rottura del dialogo sfociando in violenze e abusi da ambo i lati. Pure in nome della libertà, la violenza e il non rispetto delle leggi fondamentali della convivenza civile e pacifica, non devono essere ammesse in uno stato di diritto. 

 Importante ora sarà prendersi alcuni giorni di riflessione per comprendere gli errori e le mancate opportunità di un dialogo. E’ sempre meglio una mano tesa piuttosto che un sasso lanciato o delle ruspe in azione. Il CSOA deve tornare a fare quello per cui era stato pensato, informazione alternativa, promozione di spazi alternativi e culturali che siano inclusivi per persone di qualsiasi ceto sociale e pensiero politico. Dovrà prendersi le sue responsabilità e deve essere un luogo di sperimentazione sociale senza pregiudizi. Ma non deve mettersi a fare politica, perché bisogna rispettare i cittadini che faranno scelte diverse. Le visioni non possono essere tutte uguali ma possono mischiarsi come i colori di una tela.

 Il Municipio dovrà aspettare il giudizio della magistratura ma comunicare ai suoi cittadini gli eventuali errori fatti, onestamente e senza paura. Ma più importante dal mio punto di vista è giunto il momento per il Cantone di rientrare in campo e prendere in mano la situazione sfuggita al controllo delle parti in causa, per trovare una soluzione che possa permettere l’esistenza di un CSOA ticinese riconosciuto e legittimato ma soprattutto per il quieto vivere di tutti i cittadini.

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