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L'OSPITELe colpe del governo federale…e quelle del governo cantonale

06.01.21 - 16:47
Presa di posizione del Movimento per il Socialismo
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Le colpe del governo federale…e quelle del governo cantonale
Presa di posizione del Movimento per il Socialismo

BELLINZONA - Chi si attendeva a decisioni coraggiose da parte del Consiglio federale di fronte ad una situazione pandemica ormai avviata verso una terza ondata è rimasto, come si poteva prevedere, deluso. Il governo federale, per la consueta bocca del suo esponente social-liberale Berset, ha ribadito un orientamento politico, perché di questo si tratta, sostanzialmente favorevole ai più importanti settori economici del paese (banche, industrie grandi e piccole, commercio), ribadendo la disponibilità a “sacrificare” i settori più deboli, meno influenti politicamente e tutto sommato estranei alla necessità di difendere la competitività dell’economia svizzera. Una scelta che, sicuramente, trova il sostegno del potere economico svizzero nei suoi elementi dominanti. Ancora una volta, se fosse stato necessario, si può constatare al servizio di quali interessi lavorano coloro che “ci governano”.

In nessun modo, evidentemente, è entrata in linea di conto la difesa della salute della popolazione. Ci si limita a dire che “i dati non sono buoni”, si ripete con speranza quasi messianica che il “vaccino ci aiuterà”, si ripete che “il sistema sanitario è al limite”: ma tutto questo non spinge, come vorrebbe una politica fondata sulla preminenza della difesa della salute della popolazione, a nuove misure per combattere la pandemia. Approfittando dell’occasione, ciliegina sulla torta, per congratularsi con i gestori degli impianti di risalita che potranno continuare a garantire sci…e diffusione del virus.

Perché, ed è un dato oggettivo, il Consiglio federale, rispondendo di fatto picche a tutta la schiera di esperti di ogni genere che da settimane chiedono “nuove” misure, si è di fatto limitato a prolungare la vecchia misura della chiusura di bar e ristoranti e di altri luoghi (cinema, biblioteche, etc.), limitandosi ad aprire una sorta di “consultazione” presso i cantoni sulla eventualità di chiudere anche i centri commerciali, naturalmente procrastinando il tutto – fino alle decisioni definitive – di almeno una decina di giorni (della serie “ogni giorno conta”).

Si starà fregando le mani il Consiglio di Stato, contento che questo orientamento coincida con la linea adottata in Ticino, quella di intervenire il meno possibile e di lasciare correre il virus, malgrado ormai il nostro Cantone sia solidamente ai primi posti in Europa per diffusione del contagio, tasso di mortalità e altri sinistri indicatori. Ma questo non può certo scuotere la coscienza di un Gobbi o di un Bertoli, occupati a mostrare che loro “non mollano” di fronte alla pandemia.

Un Consiglio di Stato colpevole poiché avrebbe tutte le possibilità, confrontato con la situazione comunque eccezionale che vive il Ticino, per decretare misure straordinarie, e da subito, per combattere la pandemia. Un esempio? Dal prossimo lunedì riapriranno i cantieri con decine di migliaia di lavoratori di nuovo a contatto quotidianamente e senza che misure protettive siano né messe in atto, né tantomeno controllate. Non sarebbe possibile che questi cantieri non riaprissero per qualche settimana? Il danno economico, sempre invocato, sarebbe veramente limitato visto che, è noto, i cantieri nelle settimane fredde di gennaio e febbraio “rendono poco” e, spesso, le stesse imprese ricorrono al lavoro ridotto.

È un esempio di quello che si potrebbe fare anche partendo da preoccupazioni di ordine “economico”. Naturalmente non ci sono solo i cantieri: altre misure relative ad attività non necessarie potrebbero potrebbero facilmente essere adottate.

Ma è evidente che il governo cantonale ha fatto altre scelte, dimostrando disprezzo anche per l’opinione di coloro (pensiamo agli esponenti del mondo sanitario) che chiedono a gran voce nuove misure (e questi esponenti del mondo sanitario – siano essi o meno al servizio del Cantone – ci pare abbassino la testa con troppa facilità di fronte ai criminali dinieghi dell’autorità politica).

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