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L'OSPITECompromettere i diritti fondamentali per combattere il terrorismo?

17.12.20 - 17:24
Matteo Piatti, giurista e consigliere comunale a Losone
Matteo Piatti
Compromettere i diritti fondamentali per combattere il terrorismo?
Matteo Piatti, giurista e consigliere comunale a Losone

Con l’introduzione della nuova legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo del 25 settembre 2020 (MPT), contro la quale è stata lanciata la raccolta firme per il referendum popolare, la Svizzera si espone a un’importante minaccia per i diritti umani e per i principi fondamentali dello Stato di diritto. Le nuove misure intendono infatti dare alla polizia federale (Fedpol) maggiori possibilità d'imporre misure repressive a persone potenzialmente pericolose fuori dall’ambito di un ordinario procedimento penale, ponendo serie problematiche anche dal profilo costituzionale.

In particolare, questa legge stabilisce una nuova definizione di terrorismo che va ben oltre le definizioni esistenti nel codice penale e nella legge sulle attività informative. Infatti, la definizione di terrorismo non richiede più alcun riferimento a un reato o a qualsiasi altra minaccia. Per un sospetto di attività terroristica è sufficiente l’esistenza di semplici “indizi” che suggeriscono che la persona interessata possa potenzialmente intraprendere tale attività, compresa la “diffusione della paura”. Unicamente sulla base di un sospetto, la Fedpol – e non un tribunale – potrà per esempio obbligare una persona a presentarsi presso un’autorità o un centro di polizia a determinati orari, confinarla in un perimetro determinato, confiscarle il passaporto e proibirle l’accesso a un luogo o il contatto con determinate persone. L’abitazione coatta fino a sei mesi – unica misura ordinata da un tribunale – verrà inoltre effettuata senza che vi siano concrete e attuali prove di commissione di un’infrazione penale e senza alcuna indicazione di quando, dove o da chi sia stata commessa.

In primo luogo, risulta evidente che, vista la mancanza di precisione nelle definizioni e l'insufficiente controllo giudiziario delle nuove misure, sussiste un forte rischio di ricorrenti violazioni dei diritti fondamentali delle persone interessate che porterebbero alla produzione di un elevato numero di "falsi positivi", ovvero di persone ingiustamente accusate di "svolgere attività terroristiche". L’articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo pone il divieto di privare arbitrariamente una persona del diritto alla libertà sulla base di una presunzione di colpevolezza. Anche per questo motivo, la Magistratura dovrebbe quindi essere subito coinvolta non appena vengono richieste le misure di polizia. Considerato il suo status di autorità di polizia, la Fedpol non soddisfa i requisiti necessari per garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona interessata. Secondariamente, poiché le misure sono imposte sulla base di un rischio astratto di commettere un'infrazione, sarà molto difficile contestarle. Verrà quindi introdotta una presunzione di pericolosità che dovrà essere invertita di fronte all'autorità giudiziaria. Una tale concezione è estranea al nostro ordinamento giuridico e ai valori che ne sono alla base. Infine, le nuove misure – abitazione coatta compresa – si applicheranno ai bambini a partire dai 12 o 15 anni. La nuova legge è quindi in palese contraddizione con la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, poiché tali misure sono difficilmente compatibili con l'interesse superiore del bambino. È preoccupante come un simile problema sia stato minimizzato dal legislatore.

Già nel settembre di quest’anno l’Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani ha lanciato un grido di allarme e criticato fortemente la nuova definizione svizzera di terrorismo: si tratta di una grave minaccia per i diritti umani in Svizzera che potrebbe creare un pericolo precedente a livello mondiale. Inoltre, in ambito accademico, più di 60 professori di giurisprudenza hanno fatto appello alla vigilanza e alla prudenza del legislatore in relazione alle problematiche legali delle nuove misure.

In conclusione, le nuove misure di polizia minano il nostro stato costituzionale e creano insicurezza e arbitrarietà. Lo Stato di diritto non è negoziabile ed è per questa ragione che occorre sostenere la raccolta firme per il referendum popolare contro le nuove misure federali di polizia.

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