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L'OSPITEIl “mini-lockdown” non esiste

23.10.20 - 07:00
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale Lega dei Ticinesi
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Il “mini-lockdown” non esiste
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale Lega dei Ticinesi

LUGANO - I contagi salgono. E certa informazione, specie a sinistra, non perde occasione per fomentare l’isteria ed evocare (invocare) un secondo lockdown.

Lo scopo dell’esercizio è chiaro. Abituare i cittadini all’idea di un nuovo confinamento. E c’è già chi, magari con il posto garantito a vita nello Stato, nel parastato o nel sindacato, si immagina di chiudere in casa la gente per altri due mesi a guardare le serie su Netflix, mentre l’Ente pubblico, con i soldi del contribuente, paga gli stipendi di tutti. Non è così che funziona.

Adesso Berna pretende di scodellarci la nuova, illuminata pensata: il mini-lockdown di due settimane. Si tratta di una presa in giro. Perché non esiste alcun mini-lockdown. Chiudere è facile. Riaprire molto meno. Specie quando i contagi non sono a zero. Anche in marzo, la chiusura (più o meno) totale doveva durare una settimana, poi due, poi tre e alla fine siamo andati avanti per mesi, con le conseguenze tristemente note. O qualcuno si immagina che il Consiglio federale avrà il coraggio di decretare la fine del lockdown e le riaperture dopo quindici giorni, quando i contagi saranno giocoforza ancora alti?

E’ scontato: venisse decretato, il mini-lockdown si trasformerebbe in maxi-lockdown. Con tutte le conseguenze economiche, sociali e anche umane del caso. Le chiusure non sono infatti devastanti solo per l’economia. Lo sono anche dal profilo sociosanitario. Il disastro economico con fallimenti aziendali e perdita di posti di lavoro porterà con sé un’impennata di malattie mentali, di depressioni, d'invalidità per motivi psichici e di suicidi. Le persone già fragili sono, ovviamente, le più a rischio: i casi seguiti da servizi sociali e autorità di protezione si sono aggravati a seguito del confinamento di primavera.

Invece di continuare a evocare scenari tanto drastici quanto impraticabili, contro i quali si è espresso perfino l’ex “Mr Coronavirus” Daniel Koch (ed è tutto dire!), si punti su quello che è fattibile. Senza – come ha giustamente dichiarato il “Ministro delle finanze” Ueli Maurer – lasciarsi prendere dall’isteria. E ricordandosi che le misure alle frontiere non sono un tabù; anzi. Libera circolazione delle persone uguale libera circolazione del virus. Almeno questo, lo scorso marzo dovremmo averlo imparato.

 

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