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L'OSPITEParlamentari con le mani nella marmellata

17.09.20 - 20:30
Raoul Ghisletta, granconsigliere e segretario VPOD Ticino
Tipress
Parlamentari con le mani nella marmellata
Raoul Ghisletta, granconsigliere e segretario VPOD Ticino

Sono ben due i comitati referendari che hanno lanciato il referendum contro la modifica della legge federale sull’imposta federale diretta: un comitato sindacale e di sinistra e un comitato di esponenti liberali, che sono entrambe rimasti scioccati dagli “eccessi” del Parlamento federale. Non è la prima volta in materia fiscale, che la destra del Parlamento federale si lascia “ingolosire” e fa regali fiscali assurdi alla classe privilegiata. Nel periodo delle vacche grasse i contraccolpi finanziari sono stati riassorbiti dai gettiti fiscali generati dalla crescita economica. Ma ora la situazione è decisamente mutata a seguito del coronavirus: all’orizzonte si profila infatti un deficit di 3 miliardi di franchi per la Confederazione e di 300 milioni per il Ticino.

L’aumento della deduzione per la custodia dei figli da parte dei terzi (es. asili nido) da 10'000 fr a 25'000 fr annui lo ha proposto il Consiglio federale e non lo contesta nessuno, in nome della conciliazione famiglia-lavoro: esso genera solamente 10 milioni di franchi annui di minore entrate.

Il problema è un altro. La destra del Parlamento federale ha voluto un aumento della deduzione generale per figli, che costa 370 milioni di franchi all’anno, moltiplicando per 37 il costo della modifica voluta dal Consiglio federale. Un costo che ricade per l’80% sulla Confederazione e per il 20% sui Cantoni, che sono in piena crisi finanziaria a seguito del Covid 19. È ovviamente una situazione che non consente di fare sgravi fiscali ai ricchi, privando senza ragione le casse pubbliche dei mezzi necessari per intervenire contro la crisi sanitaria, sociale ed economica andando in soccorso di chi veramente ha bisogno.

L’insospettabile Neue Zürcher Zeitung scriveva lo scorso 12 agosto che “Il 70% delle deduzioni totali gioverà al 15% delle famiglie più facoltose”. No quindi a una modifica fiscale che non favorisce la conciliazione tra lavoro e vita famigliare, ma bensì unicamente la classe dominante.

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