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L'OSPITEUn virus rivoluzionario

27.03.20 - 10:29
Elia Bernardi, educatore e sociologo
Elia Bernardi
Un virus rivoluzionario
Elia Bernardi, educatore e sociologo

In una società contraddistinta da grandi differenze sociali, divisa tra poveri e ricchi, tra paesi sviluppati e non, tra gente che muore di fame e chi invece vive nel lusso più sfrenato, ecco che il
“coronavirus” non guarda in faccia a nessuno, non fa distinzioni. Si insinua in tutti noi, seguendo una sola regola, la sua.
Ma questo virus non attacca solo gli individui, mette in crisi e rivoluziona anche il nostro sistema economico. COVID-19 attacca il consumo, blocca la produzione massiccia che costituisce la base della nostra società neo-liberalista e capitalista, spingendo gli individui a ridimensionarsi, a reinventarsi, a ripensarsi.

La mobilità, la flessibilità, la nozione di “il tempo è denaro” - valori imprescindibili della società occidentale - vengono ostacolati, ridotti, cancellati. Panico, paura, disorientamento, sono i sintomi che forse più di tutti sono universalmente rappresentati, in modo quasi democratico. Una domanda, provocatoria, sorge spontanea. Una società così fiera del suo modo di funzionare, così grande da rendere difficile una sua totale comprensione, è forse in realtà fragile, visto come viene messa “in crisi” da un “organismo” così piccolo?
Ed è forse per questo che le autorità, i politici – che più di tutti difendono e portano avanti il nostro modello economico – ci chiedono un sacrificio, uno sforzo, o forse un passo evolutivo. Dopo più di 30 anni durante i quali il dogma che regolava la nostra quotidianità è quello dell'individualismo, incentrato sull'identificazione e la soddisfazione immediata di un bisogno, senza pensare alle conseguenze che questo può avere sui nostri vicini, o lontani, sul nostro pianeta, ora ci viene chiesto di “cambiare”.

I negozi vengono chiusi, non possiamo più uscire, dobbiamo mostrarci solidali, aiutare gli altri, pensarci come una collettività e non più come singoli individui dispersi. Difficile forse, per molti impensabile, in quanto da sempre educati, da questa stessa società, a vivere, sopravvivere, in modo completamente diverso. Tutto questo, per il coronavirus, nient'altro.
Un virus quindi rivoluzionario, non per questo meno terribile, ma che chissà, ci permetterà forse di capire che il mondo che conosciamo oggi, con il suo intrinseco modo di funzionare e il suo particolare modello produttivo, non è l'unica soluzione possibile. Altri valori possono regolare le nostre vite, incredibile.
In un momento di “lock-down” produttivo, dove i beni di consumo non sono più accessibili come poco fa, quanti di noi hanno dovuto effettivamente cambiare il proprio stile di vita (quarantena a parte)? E questo fa pensare, riflettere. Adesso che il tempo lo abbiamo tutti, proviamo a farlo.

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