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L'OSPITENon è una normale primavera, cari amici d'oltre Gottardo, (per ora) non venite in Ticino...

23.03.20 - 13:16
di Stefano Tonini, granconsigliere leghista e arbitro di calcio
Stefano Tonini
Non è una normale primavera, cari amici d'oltre Gottardo, (per ora) non venite in Ticino...
di Stefano Tonini, granconsigliere leghista e arbitro di calcio

Il calcio Ticinese è fermo da diverso tempo e chissà se e quando riprenderà. Difficile fare previsioni. Anche le compagini dei campionati di Super League e di Challenge League sarebbero chiamate a fare i salti mortali se si dovesse trovare la formula magica per ritornare a giocare.

Purtroppo non solo il nostro amato sport ha dovuto prendersi una pausa forzata, ma anche le fabbriche, gli uffici, l’edilizia… La nostra economia lavora al minimo e la gente, credetemi, ha paura: ha paura di essere contagiata, di non potersi più riappropriare della propria vita, dell'incertezza del proprio futuro. Questo virus non solo ha tolto la libertà individuale, ma ha intaccato anche la nostra normalità; quindi tutto ciò che fino ad ora abbiamo dato per scontato, ora assume una valenza diversa, forse perché non ci si rende conto dell'importanza di qualcosa finché questa non ci viene tolta. 

Lo sanno bene i nostri amici della vicina penisola, in cui i morti aumentano in maniera esponenziale di giorno in giorno. Per fortuna una buona parte della popolazione ha capito che è non solo importante, ma vitale rispettare le norme di sicurezza emanate dallo Stato, mentre, d'altro canto, c'è ancora chi sottovaluta tali misure, forse perché, come detto poc'anzi, non si accetta il fatto che la libertà toltaci oggi è per un bene superiore domani. Non parlo però solo per gli italiani, anzi, lo stesso duplice atteggiamento si riscontra anche qui in Ticino, dove ancora troppo spesso si vedono persone che escono senza alcun motivo riprendendosi con la forza ciò che è stato loro tolto, anche a costo di mettere a repentaglio lo splendido lavoro che infermieri e medici stanno compiendo, lottando con le unghie e con i denti per poterci ridare la nostra normalità. 

Mi rivolgo anche, e soprattutto, ai colleghi d'oltralpe (Zurigo, Berna, San Gallo, Friborgo) che ancora purtroppo non sembrano avere preso piena coscienza della piaga che sta devastando il nostro Paese e che quindi vivono questo momento come fosse una normale primavera, quella in cui le belle giornate e il sole splendente ci accarezzano il viso e ci permettono di stare più a lungo fuori, di rispolverare la nostra bicicletta o più semplicemente di camminare all'aria aperta. 

Purtroppo non è una primavera come le altre: il sole caldo e le belle giornate non sono le stesse che abbiamo sempre vissuto (nella nostra normalità, appunto), ma si tratta di un'emergenza sanitaria, è un momento di svolta in cui mai come adesso l'unione è la nostra forza e dove per unione intendo dire che ognuno di noi è responsabile di se stesso e della vita degli altri. In un momento del genere è perciò fondamentale rivedere le proprie priorità: è più importante mettere al primo posto la nostra necessità di uscire e di vedere i nostri cari o amici, oppure tentare di ristabilire la normalità nella vita di un paese intero? 

Questo virus subdolo e perverso ci ha fatto tuttavia capire che possiamo diventare noi i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie, anche se non ne abbiamo colpa, anche se siamo occidentali e viaggiamo in business class. Il virus ha imposto lo stop al nostro ritmo folle: fermi, a casa, giorni e giorni, a fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non misurato col denaro. Il virus ci costringe a riscoprire il valore della casa, della famiglia, non più quello dei social network che ci illude di essere vicini, ma di una vicinanza diversa, a distanza, senza contatto. Ecco il vero messaggio del virus: la reciprocità, la comunità, l'appartenenza, la responsabilità reciproca.
 
E allora, cari Amici e colleghi arbitri, ricordate che il confine non finisce all’entrata autostradale del tunnel del Gottardo, a Göschenen, noi siamo svizzeri come voi e se davvero ci volete bene e amate venire in Ticino ad arbitrare o trascorrere un week-end con la famiglia, ascoltate il mio messaggio: vi prego, state a casa! Se ognuno di noi assumerà un comportamento responsabile della popolazione il virus si fermerà. Non è più il tempo di pensare solo a se stessi.

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