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L'OSPITECambiamo mentalità

25.02.20 - 11:57
Erika Franc Benetollo, Candidata al Municipio e al Consiglio comunale di Bellinzona per I Verdi
Erika Franc Benetollo
Cambiamo mentalità
Erika Franc Benetollo, Candidata al Municipio e al Consiglio comunale di Bellinzona per I Verdi

Il 30 gennaio veniva pubblicato nel giornale laRegione lo studio sulla ‘fuga’ di giovani dal Ticino. Vi si ipotizza che ad andarsene siano soprattutto i giovani con un elevato grado di formazione, dunque si può parlare di fuga di cervelli soprattutto verso cantoni con posti di lavoro qualificati e salari adeguati che in Ticino questi giovani non trovano probabilmente per la presenza massiccia di frontalieri. Ma chi ha una formazione elevata riceve anche in Ticino un salario con il quale riesce a coprire i bisogni di base. Quindi anche se il salario altrove sarebbe un po’ più alto non cambierebbe in modo significativo la qualità di vita. Inoltre, è da considerare che le spese più grandi di solito sono i costi di alloggio e la custodia dei bambini piccoli; spese che possono essere notevolmente più alte in altri cantoni. Elenco quindi due argomenti che nello studio non sono stati considerati:

1) Si parla del fatto che i giovani partono dal Ticino per andare nel resto della Svizzera, ma non del perché i giovani di altri cantoni non vengono in Ticino.

Guardiamo la presenza in politica o nell’amministrazione cantonale: bisogna cercare a fondo per trovare persone che non sono nate e cresciute in Ticino. Si ha l’impressione che spesso per ottenere posti di lavoro o mandati si è favoriti se si hanno i giusti gradi di parentela o amicizie. Se si vuole che ci siano più giovani che vengono in Ticino si deve anche dar loro la possibilità di svilupparsi e di prendersi le responsabilità che si meritano.

2) La metà dei giovani sono delle donne. Per una giovane donna, in particolar modo se sposata, le opportunità di impiego in Ticino corrispondente alle proprie competenze si riducono drasticamente. La legge vieta il licenziamento di una donna incinta e ultimamente, finalmente, il licenziamento di neomamme è stato sempre più tematizzato. Ma il fatto che una donna non venga neanche impiegata anche già solo con la supposizione che potrebbe rimanere incinta? Che una mamma non venga impiegata per un posto di responsabilità perché si suppone che non riesca a conciliare lavoro e famiglia? Il fatto che all’interno dell’azienda una mamma non riceva compiti che corrispondono alle sue competenze e disponibilità, o che non ci sia possibilità per svilupparsi? Che dopo essere diventata mamma si faccia una riorganizzazione dell’azienda che in qualche modo la priva di compiti alla sua altezza?

L’elenco degli esempi, nel mio cerchio d’amiche che potrei citare, purtroppo eccede la lunghezza permessa in questa rubrica. È una sorpresa se poi queste donne vanno a cercare un lavoro fuori del cantone? La mia ipotesi è che la fuga dei cervelli ha luogo perché in Ticino spesso i giovani hanno troppo poca possibilità di svilupparsi e realizzare il potenziale della loro creatività.
Se vogliamo che ci siano più giovani nel nostro cantone abbiamo bisogno di datori di lavoro e politici capaci di valorizzarli maggiormente. Dobbiamo urgentemente cambiare l’attuale mentalità retrograda.

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