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L'OSPITEPer una politica estera veramente neutrale

16.10.19 - 14:38
Franco Cavalli e Angelica Forni, candidati sulla lista 12 "Verdi e Sinistra Alternativa"
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Per una politica estera veramente neutrale
Franco Cavalli e Angelica Forni, candidati sulla lista 12 "Verdi e Sinistra Alternativa"

Le elezioni federali sono certamente un momento ideale per discutere del ruolo della Svizzera nel contesto geopolitico attuale e delle sue relazioni internazionali. Evidentemente in questo dibattito, l’analisi dei rapporti con l’Unione europea (UE) assume un ruolo di primo piano. Noi riteniamo di fondamentale importanza che la critica all’attuale UE non sia lasciata in mano alla destra che, con una finta retorica patriottarda e sovranista, fomenta avantutto la xenofobia e la guerra tra i poveri. Sono questi gli stessi partiti che sono sempre in prima fila quando si tratta di svendere il nostro servizio pubblico al capitale estero o di smantellare i diritti dei lavoratori. La nostra lista è l’unica a sinistra che nel suo programma ribadisce un chiaro NO all’attuale Unione europea. Al di là degli intendimenti iniziali, quest’ultima difatti è diventata, trattato dopo trattato, un’organizzazione neoliberista e anti-popolare, che promuove unicamente gli interessi del grande capitale a discapito delle condizioni dei lavoratori e, più in generale, dei popoli e degli Stati che la compongono. Secondo noi è un’illusione pensare, come fa una certa sinistra salottiera, che si possa attualmente riformare l’UE, che è ormai costruita e strutturata attorno ai principi del liberalismo più classico, talvolta addirittura di tipo ottocentesco.

Anche se il dumping salariale si era già fatto largo prima, gli accordi bilaterali ed in particolare quello sulla libera circolazione hanno infatti aggravato in Svizzera, ma soprattutto in Ticino, la situazione sui posti di lavoro. Infatti, la concorrenza sfrenata che viene a crearsi tra i lavoratori dei vari paesi, permette ai datori di lavoro di abbassare, con tutta una serie di trucchi, i salari e contribuisce quindi al generalizzarsi della precarizzazione. Questi fenomeni devono essere contrastati in modo più deciso, con un rafforzamento di accompagnamento: pensiamo all’introduzione di un salario minimo di almeno 4’000 CHF, alla generalizzazione dei contratti collettivi e ad una marcata intensificazione dei controlli per scoprire e segnalare gli abusi da parte dei datori di lavoro. La nostra critica vale anche per l’accordo istituzionale, che nella sua forma attuale non è assolutamente accettabile, poiché andrebbe soltanto ad indebolire ulteriormente le già insufficienti misure d’accompagnamento e vincolerebbe, soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro, in maniera ancora più forte la Svizzera alle decisioni di Bruxelles. 

Lo scorso mese, i due granconsiglieri del Partito Comunista, unitamente a vari deputati dei partiti unitisi nella lista 12, hanno depositato un’iniziativa cantonale che “chiede alla Confederazione entro i limiti di legge, l’introduzione in Ticino e nelle altre zone di frontiera con problematiche analoghe, di una zona a statuto speciale, da intendersi come ambito geografico particolare in cui attuare efficaci contromisure specifiche alle conseguenze negative degli accordi di libera circolazione e agli accordi bilaterali sul mercato del lavoro.” Questo atto parlamentare è certamente un primo passo per riuscire a migliorare la situazione del mondo del lavoro in Ticino. 

Infine, ribadiamo come la nostra politica estera debba continuare ad essere guidata dai principi della neutralità, ciò che vale non solo nei nostri rapporti con la UE, bensì anche con altre potenze, in prima linea gli Stati Uniti. Troppe volte nel passato il nostro governo si è inchinato ai voleri di Washington. Pensiamo soltanto al permesso di sorvolo del nostro paese concesso agli aerei della CIA, che trasportavano persone sospettate, molto spesso ingiustamente, di terrorismo e che venivano trasferite verso prigioni segrete. Ma ci riferiamo anche a quanto è capitato negli giorni, quando Postfinance, che appartiene tutt’ora alla Confederazione, ha deciso su richiesta del governo statunitense di bloccare ogni trasferimento finanziario verso Cuba. 

In un mondo che diventa sempre più multipolare, la Svizzera potrà giocare un ruolo positivo solo se saprà mantenersi fedele ai principi della sua neutralità. 

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