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L'OSPITEQuando il suicidio è banalizzato non va bene

22.09.19 - 12:19
Luca Campana, Presidente dell' associazione Life for Children
Quando il suicidio è banalizzato non va bene
Luca Campana, Presidente dell' associazione Life for Children

Vi ricordate o avete memoria dell'esperimento della bambola Bobo? Si tratta una famosa ricerca sperimentale sull'aggressività condotta nel 1961 dallo psicologo Albert Bandura, con la quale fu dimostrato che il comportamento aggressivo dei bambini può essere appreso per imitazione, cioè modellato.

Si creava un gruppo sperimentale ed uno di controllo, il primo veniva sottoposto alla visione di filmati violenti il secondo prettamente filmati che non contenevano azioni ritenute tali.

Fu osservato che i bambini dopo la visione della proiezione e lasciati da soli in una stanza con un bambolotto di gomma erano portati a sperimentare quello che avevano visto in precedenza, nel caso specifico di bambini che osservavano violenze la ripetizione della stessa sul bambolotto.

L'esperimento è interessante e fa capire molto, ma cosa succede se il filmato viene rappresentato come proiezione di sé stesso sulla figura rappresentata nel film, può essere un problema? In certi casi evidentemente si. Mi spiego meglio: Una sera in famiglia abbiamo ricercato dei film che potessero divertirci e ne abbiamo vagliati diversi, questo grazie ai Trailers gratuiti proposti in internet. Cambiandone diversi abbiamo potuto osservare qualcosa che era per sua natura (età dei soggetti) riferito ad un pubblico giovane, quindi da esso acquistato e visionato.

Il film intitolato "ancora auguri per la tua morte" è il ripresentarsi del proprio omicidio a cui l'attrice principale deve trovare modo di sottrarsi e a capire come sfuggire, ed è proprio in questo contesto che stufa del ripetersi dell'accaduto, stremata, decide con ironia di togliersi la vita (il tutto viene rappresentato senza remore morali quale fosse un divertimento sia prima che dopo l'atto).

Si può notare nella "pellicola" come la figura principale cerca di arrivare alla quiete eterna bevendo della lisciva in un supermercato, facendosi cadere un asciugacapelli in bagno, oppure gettandosi senza paracadute. Immagino la scena e le risate nei cinema superaffollati del globo e ne rimango basito convinto dell'idea che sia fortemente anti educativo, mi disturba essere un censore e non ne ho l'autorità se non sulla visione alla mia piccola figlia che comunque vista l'età non potrebbe comunque accedervi; la certezza anche di questo però non è scontata in quanto i giovani sono diventati supertecnologici e multitasking e i prodotti digitali se vogliono li trovano, va da sé che quindi….Ritengo che critica e "controllori" in questo caso abbiano lasciato passare un "prodotto" che mal ha influsso sui giovani o giovani adulti.

Attenzione, spesso a finire in questo giogo infernale sono i giovanissimi più fragili che vivono e si nutrono di contenuti ritenuti socialmente validi appresi anche dai video.

E se davvero, il marketing dei produttori di video non intende rivedere in termini di violenze le azioni proposte, sta a chi è a casa (soprattutto) e cerca di proporre una buona educazione, vigilare i comportamenti e le attrazioni virtuali dei propri figli, evitando che si possa come già visto in passato essere informati del ripetersi di atti da cronaca nera e di esibizionismo estremo che potrebbe diventare nei migliori dei casi un marchio indelebile sulla pelle. Vigilate mi raccomando e per bene cosa guardano i vostri figli.

 


Luca Campana, Presidente associazione Life for Children

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