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L'OSPITETanta collera antiliberale da dove viene?

18.09.19 - 13:30
Natalia Ferrara, deputata PLR al Gran Consiglio e candidata al Consiglio nazionale
Tanta collera antiliberale da dove viene?
Natalia Ferrara, deputata PLR al Gran Consiglio e candidata al Consiglio nazionale

Lorenzo Quadri, negli scorsi giorni, ha definito il Partito liberale radicale “immigrazionista come il PSS". Il Consigliere Nazionale leghista se la prende con il PLR e lo definisce, anzi, ci definisce “spalancatori di frontiere dell’ex partitone”. Tanta collera antiliberale da dove viene? Forse dalle recenti domande poste da alcuni deputati PLR al Dipartimento del Consigliere di Stato leghista Norman Gobbi sul rilascio di permessi a cittadini stranieri? Mi pare ancora legittimo formulare interrogativi, o sbaglio? In ogni caso, è più facile gesticolare contro i liberali che confrontarsi con alcuni fatti in casa propria. Eccone un riassunto (non esaustivo) ma che rende l’idea:

    • da oltre un decennio la Lega afferma che 35'000 frontalieri bastano e che lei ne avrebbe dimezzato il numero. Nel frattempo, i frontalieri sono circa 67'000 e non ho sentito nessuna ricetta economicamente credibile per favorire davvero le ticinesi e i ticinesi, nonostante due Consiglieri di Stato della Lega e leghisti in vari posti di comando;
    • tre anni fa, la trasmissione “Le Iene”, aveva confrontato Attilio Bignasca con il tema dei frontalieri nelle sue aziende: questi dichiarò al giornalista che non ne aveva più assunti da ben quattro anni. Facendosi però beccare in castagna con uno degli ultimi assunti, arrivato da quattro mesi;
    • dopo quattro anni di assordante silenzio e senza nel frattempo aver partecipato alla vita pubblica, Battista Ghiggia, torna a candidarsi per il Consiglio degli Stati e se la prende con le autorità per “l’esplosione abnorme del frontalierato”. Sa di cosa parla, dato che nel suo studio legale impiega personale frontaliero;
    •  anche Lorenzo Quadri fa la sua parte e non manca di recriminare con i manager stranieri delle aziende svizzere, che a suo dire vorrebbero svendere la Svizzera all’UE. Peccato che lui per primo spalanchi le porte di Palazzo federale (grazie all’accesso che gli è concesso come deputato) a uno dei lobbisti di UPC (ex Cablecom), di proprietà di una società americana e diretta da una CEO rumena. Naturalmente, è assolutamente casuale il fatto che UPC faccia regolarmente pubblicità su il giornale che Quadri dirige, Il Mattino della domenica.

Smettiamola perciò di avere paura dei tanti Salvini nostrani, iniziamo a rispondere pane al pane e vino al vino, cominciamo a raccontare i fatti per quello che sono. Senza compiacimenti, neppure verso noi stessi. Nessun tema è tabù; off-limits devono essere solo i metodi illiberali. Abbiamo bisogno di rimedi, non di miraggi e men che meno di invettive. Forse finalmente ho capito perché Quadri insiste su Il Mattino storpiando il mio cognome e irridendo le mie origini italiane: non ha altro a cui attaccarsi: nessun Consiglio di amministrazione, nessun potenziale conflitto di interessi, nessun cumulo di cariche e nessuno che possa tirarmi la giacca. Lavoro cercando alleati, non nemici, compromessi e non barricate. Senza verità in tasca ma libera. E lei, signor Quadri, dove sono le sue soluzioni? Se bastasse dire “fermate il mondo voglio scendere”… ma non funziona così! Io per mestiere difendo concretamente e fermamente i lavoratori del settore bancario, e se le ticinesi e i ticinesi lo vorranno difenderò anche i loro interessi a Berna. Procedo per la mia strada ma non tiro dritto quando chi come Quadri si permette di ripetere senza sosta che il nostro è uno “sfigatissimo Cantone” ma non contribuisce a migliorarlo. Anzi, lo rende più rancoroso, non più prospero. Non lo protegge, lo illude. Vogliamo allora dire basta? Non per gli uni o per gli altri, per il nostro Ticino.

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