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L'OSPITEIl sistema dei tre pilastri è collaudato e va mantenuto l'equilibrio

13.09.19 - 15:30
Giovanni Merlini, consigliere nazionale PLR
Keystone
Il sistema dei tre pilastri è collaudato e va mantenuto l'equilibrio
Giovanni Merlini, consigliere nazionale PLR

Il modello previdenziale svizzero si fonda sul collaudato sistema dei tre pilastri. È importante mantenerlo in equilibrio. L’AVS (primo pilastro) e la previdenza professionale (secondo pilastro) dovrebbero garantire al momento del pensionamento un reddito pari circa al 60-75% dell’ultimo salario, a cui si aggiunge il risparmio individuale (terzo pilastro). Va evitato un indebolimento del secondo pilastro a favore del primo. Va anzi consolidata anche la previdenza professionale che funziona sulla base del principio di capitalizzazione e controbilancia così il principio di ripartizione che regge invece l’AVS, la cui situazione finanziaria è ormai precaria. Dal 2014 le uscite (le rendite da versare) superano infatti sistematicamente le entrate (i contributi) e la situazione si aggraverà ancora con il pensionamento dei baby-boomers nei prossimi anni. Il deficit di ripartizione annuo era di 1.39 miliardi di franchi nel 2018 e nel 2030 ammonterà a 7.6 miliardi, mentre quello complessivo sarà di 39.2 miliardi. Siccome le entrate vengono subito ripartite e destinate direttamente a coprire le uscite, non si ha un’accumulazione remunerata del capitale, come appunto succede nel secondo pilastro. Ma le rendite AVS sono versate ogni mese, mentre molti datori di lavoro sono tenuti a versare i contributi salariali dei loro dipendenti solo trimestralmente. Per poter quindi disporre in ogni momento dei fondi sufficienti per le prestazioni correnti - anche in un periodo di bassa congiuntura - occorre un’adeguata riserva finanziaria, ossia il fondo di compensazione che di regola non deve scendere al di sotto dell’importo complessivo delle uscite di un anno. Questa regola serve per calcolare il fabbisogno finanziario dell’AVS, tenendo conto del costante aumento delle uscite. Grazie al voto dello scorso 19 maggio si è potuto ridurre il deficit di finanziamento complessivo da 53 a 26 miliardi di franchi.

L’allineamento dell’età di pensionamento (età di riferimento) a 65 anni per donne e uomini, come pure il pensionamento flessibile tra i 62 e i 70 anni e la facoltà di anticipare o rinviare una riscossione parziale della rendita AVS appaiono dunque indispensabili e dovranno valere anche nell’ambito della previdenza professionale. L’aumento dell’età di riferimento per le donne dovrà essere compensato per un periodo transitorio da misure come l’attenuazione delle aliquote di riduzione per il calcolo della loro rendita anticipata e come l’aumento della rendita per le donne con redditi medio-bassi che decidono di riscuoterla a partire dai 65 anni. Essenziale sarà riuscire a incentivare la continuazione dell’attività lucrativa oltre i 65 anni, mantenendo la franchigia per i beneficiari di rendita che lavorano (oggi 1'400.- fr. al mese) e riconoscendo la possibilità sia di impiegare i contributi AVS versati dopo i 65 anni per migliorare la propria rendita, sia di rinviare la riscossione dell’intera prestazione di vecchiaia del secondo pilastro fino ai 70 anni, anche in caso di riduzione del salario. Il previsto aumento dell’IVA a favore dell’AVS dovrà essere moderato a causa dei suoi effetti sui consumi e quindi sulla crescita economica: la proposta del governo (+ 0.7 %) risulta meno pesante di quanto ipotizzato in un primo tempo, sempre grazie all’accoglimento della RFFA.

Il Consiglio federale ha fatto la sua parte, ora tocca al Parlamento esaminare il progetto senza snaturarlo e cercando di renderlo accettabile in votazione popolare.

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