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L'OSPITEÈ bello sognare

09.09.19 - 08:31
Harry Herber, Candidato al Consiglio Nazionale, Bello Sognare – Lista 21
TiPress - foto d'archivio
È bello sognare
Harry Herber, Candidato al Consiglio Nazionale, Bello Sognare – Lista 21

In occasione del rinnovo delle Camere federali ogni piccolo partito dovrebbe proporre delle idee o suggestioni per risolvere alcuni problemi dei cittadini e della Confederazione. Queste, se saranno accolte, potrebbero essere proposte a Berna dalla delegazione ticinese negli incontri con le altre forze politiche presenti nel Parlamento federale.

Fedele a questa premessa, presento quanto elaborato al vostro giudizio, a quello dei vari partiti e, non da ultimo, a quello della popolazione, la quale deciderà con il voto le sorti di questi suggerimenti.

Uscita della Svizzera dall'ONU

Già negli anni della mia ormai lontana gioventù mi interessai all'attività diplomatica dell'ONU che aveva preso il posto della Società delle Nazioni, estinta dopo la fine della seconda guerra mondiale. Seguii l'attività del segretario dell'ONU verso la fine degli anni '50. Il responsabile della diplomazia delle Nazioni Unite fece una lunga serie di viaggi aerei nell'allora Congo belga che si era emancipato da Bruxelles. Lo svedese Dag Hammarskjöld cercò di trovare una soluzione condivisa tra i capi delle tre principali fazioni dell'ex colonia, Lumumbia, Kasa-Vubu e Mobuto senza molta fortuna. Nel 1961 Hammarskjöld fu vittima di un attentato in una trasferta aerea. Non posso dimenticare che il diplomatico svedese chiese al nostro Paese l'invio di soldati a controllo dell'armistizio fra la Corea del Nord e quella del Sud, missione ancora in funzione nella penisola asiatica.

Fino a quando era composto da una cinquantina di nazioni l'ONU godeva di una buona reputazione. Dopodiché, a causa del continuo aumento dei suoi membri e la sempre maggiore influenza del consiglio di sicurezza, l'efficacia dell'ONU declinò anno dopo anno. Ciononostante, votai a favore dell'adesione svizzera sia nel 1986 che nel 2002, quando i nostri elettori dissero di sì all'adesione.

Purtroppo negli anni il continuo allargamento dei membri dell'ONU, non in grado di sostenere le loro delegazioni, generò il mercato dei voti in molte risoluzioni. Più chiaramente le nazioni povere offrivano il loro voto al miglior offerente: una situazione decisamente scandalosa. Credo quindi che sarebbe saggio per la nostra nazione uscire dall'ONU. Si potrebbe restare membri di qualche commissione, come quelle per i diritti umani e sul cambiamento climatico).

I risparmi ottenuti dalla nostra uscita dall'ONU potrebbero servire al sostegno in caso catastrofi naturali nel nostro Paese o all'estero e per l'aiuto umanitario e allo sviluppo.

La Svizzera avrebbe sempre l'occasione di far sentire la propria voce nelle commissioni ove rimarrebbe su temi di cui abbiamo comprovate esperienze e competenze.

Aumento di 6 mesi per tutti dell'impegno lavorativo per godere del contributo AVS

Nel 1947, l'assemblea federale accettò la proposta del Consigliere federale libera Walther Stampfli di ricevere un contributo AVS dopo i 65 anni per tutti coloro che avevano un'occupazione lavorativa. Per la prima volta la popolazione svizzera poteva ricevere un contributo pubblico previo un pagamento mensile quale contributo a un fondo per poter aiutare lo stato ad effettuare quanto promesso. La popolazione si rese conto della situazione e si adattò alla stessa. Il consigliere federale solettese non aveva però considerato la successiva crescita della popolazione e della durata della vita umana. Vennero create altre previdenze sociali, ma il fondo necessario per finanziarle cominciava a calare a ritmo preoccupante.

Per far fronte alla situazione, credo quindi che sia necessario aumentare il nostro impegno lavorativo, come già sta avvenendo nel resto del nostro continente.

Propongo che tutti gli assicurati AVS aumentino di 6 mesi il loro impegno lavorativo.

Dopo 4 anni il Consiglio federale potrà valutare se questa proposta avrà avuto successo nel fermare il trend attuale.

Acquisto da parte della Confederazione di Villa Favorita e di tutto il suo complesso

Villa Favorita venne ristrutturata attorno il 1687 dal Conte Carlo di Beroldingen, colonnello al servizio del re di Spagna. Dal 1638 al 1673 egli fu cancelliere e capitano generale del baliaggio di Lugano e, nel 1669, gli venne affidato dalla Lega Svizzera il feudo di Magliaso. A Lugano fece edificare col suo nome un palazzo nell'attuale Parco Ciani, poi demolito per edificare la Villa Ciani. In seguito Villa Favorita passò di proprietà tre volte, l'ultima delle quali al Barone Heinrich Thyssen nel 1932 (ai cui discendenti appartiene tuttora).

Sia la Villa che il parco, in parte abbandonato, necessitano di numerosi interventi importanti. Per la Confederazione, che ha i mezzi per effettuare tutti i lavori necessari, sarebbe una bella opportunità di avere a disposizione una struttura molto sicura per accogliere autorità estere che hanno bisogno di particolare protezione, come il recente caso della visita del segretario di stato USA Pompeo a Bellinzona che ha richiesto un notevole apparato di sicurezza. L'accesso dal lago Ceresio di fronte alla Villa permetterebbe una sicurezza maggiore e facilitata.

L'acquisto della proprietà avrebbe pure un significato di «risarcimento» storico per il lungo tempo in cui il Ticino fu baliaggio dei 12 cantoni d'oltralpe.

Clima: chi va piano va sano e lontano

In questo breve elenco non può mancare un punto sul clima e sull'ambiente, temi giustamente al centro dell'attenzione negli ultimi anni. Non mi voglio certo ergere al livello di scienziati e «professionisti», anche se nel mio piccolo, essendo giardiniere, è ormai da mezzo secolo che opero nel verde. Non voglio nemmeno proporre soluzioni costose e complesse. La mia proposta è di cominciare con l'utilizzare il buon senso, facendo attenzione ai piccoli gesti quotidiani (riciclo, raccolta differenziata dei rifiuti, evitare gli sprechi, utilizzo equilibrato di acqua, elettricità e macchinari a motori). Iniziamo quindi dalla «A» e con il tempo e la perseveranza arriveremo alla «Z».

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