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L'OSPITE«O ti va bene così o puoi andartene!»

22.08.19 - 13:00
Sindacato VPOD Ticino
Keystone (archivio)
«O ti va bene così o puoi andartene!»
Sindacato VPOD Ticino

Il Sindacato VPOD Ticino prende posizione sul clima generale nel settore sociosanitario in Ticino, che è sottoposto a spinte contraddittorie. Da un lato i manager e i politici conservatori cercano di fare in modo che le strutture sociosanitarie producano sempre di più senza aumentare la dotazione di personale. Dall’altro lato l’opinione pubblica esige, giustamente, qualità e si preoccupa per i casi di malasanità. Nel mezzo le strutture sociosanitarie si orientano talora verso sistemi aziendali verticistici, che al personale sociosanitario dicono in sostanza: «O ti va bene così, o puoi andartene!». Questo stile verticistico finisce per creare più problemi di quanti ne risolve e causa turnover del personale. Il ruolo del Sindacato VPOD Ticino è di difendere il personale e i suoi diritti di partecipazione: i diritti di partecipazione ed espressione si esplicano in particolare tramite le commissioni del personale, le quali devono raccogliere i problemi concreti (es. clima di lavoro negativo nei reparti, mancate sostituzioni di malattie e infortuni, turnistica inadeguata, pecche nelle attrezzature e locali di lavoro, mansionari non rispettati, assenza di supervisione, di condivisione e di supporto) e discuterli con le direzioni. Ovviamente in presenza di direzioni autoritarie è impossibile discutere e prima o poi si arriva allo scontro o all’atto parlamentare di denuncia.

Vi è poi la questione dell’applicazione dei contratti collettivi di lavoro, che oltre a garantire condizioni salariali e normative di base uguali per tutti, garantiscono l’esistenza delle commissioni del personale e dei diritti di partecipazione. Ci sono varie strutture sociosanitarie finanziate dal Cantone e dai comuni che non firmano i contratti collettivi di lavoro, perché non vogliono che il personale si rivolga al Sindacato. Evidentemente hanno qualcosa da nascondere e/o fanno dumping! Nella sessione di giugno il Parlamento ticinese ha deliberato su ben tre trattande che hanno toccato questo problema, discutendo della priorità alla manodopera indigena nel settore sociosanitario (che più che dalle misure burocratiche primanostriste, passa concretamente dall’esistenza di condizioni di lavoro attrattive per i residenti) e analizzando a fondo la situazione dei servizi di assistenza e cura a domicilio commerciali e pubblici (sia nell’ambito della pianificazione settoriale, sia nell’ambito di una mozione volta a rafforzare i contratti di prestazione tra Cantone e servizi).

Nei prossimi mesi la commissione della gestione del Parlamento dovrà esprimersi con un rapporto sul messaggio governativo 7639, che vuole creare uno standard lavorativo unico per gli enti sociosanitari beneficiari di un contratto di prestazione con il Cantone: il voto delle norme di legge da parte del Parlamento ticinese sarà un passo importante per eliminare i “furbetti” sussidiati nel settore sociosanitario, che si rifiutano di applicare gli standard dei contratti collettivi di lavoro in vigore (l’ideale sarebbe arrivare a un contratto unico del settore sociosanitario). Esso consentirebbe di fare un passo avanti nella creazione di condizioni di lavoro adeguate nella sanità. Ma ovviamente non vanno dimenticati i diritti di partecipazione ed espressione del personale sociosanitario, che sono fondamentali per creare un clima di lavoro cooperativo e positivo, che scacci le ombre di paura esistenti in varie strutture sociosanitarie.

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