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L'OSPITEUn taglio infelice per gli studenti master del ceto medio-basso

19.06.19 - 23:05
Raoul Ghisletta, granconsigliere PS
Ti-Press
Un taglio infelice per gli studenti master del ceto medio-basso
Raoul Ghisletta, granconsigliere PS

La fretta è cattiva consigliera e fa fare degli errori. Lo scorso 17 giugno la maggioranza (10 su 17 membri) della Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio ha firmato un rapporto che modifica la legge ticinese sugli aiuti allo studio, senza approfondire l’impatto negativo su circa 500 studenti master dal 1. settembre 2019. L’attuale articolo 14, cpv. 2 della citata legge indica che: «Le borse di studio per i richiedenti che seguono un master possono essere convertite fino a un massimo di un terzo in prestiti per decisione del Consiglio di Stato.». Questa misura di risparmio è stata introdotta dal Governo nel messaggio 6955 e approvata dal Parlamento nell’ambito dei tagli del preventivo 2015, un preventivo «lacrime e sangue». Il Governo ha applicato questa misura nei primi due anni scolastici dopo la sua introduzione, fissando la quota di conversione a 1/3 della borsa di studio per gli studenti master. Visto che il preventivo cantonale 2018 chiudeva con un ampio avanzo d’esercizio (137 mio. Fr), il Governo ha poi giustamente allentato la misura di risparmio, fissandola a 1/10 della borsa di studio per l’anno scolastico 2018/2019.

Ora la Commissione formazione e cultura vuole stravolgere la logica della misura di risparmio e renderla di nuovo pesante per gli studenti master, malgrado i conti 2019 del Cantone siano nuovamente positivi: ad oggi il Governo prevede infatti 74 mio. Fr di avanzo d’esercizio per il 2019! La maggioranza della Commissione propone al Gran Consiglio, che si riunirà nella sessione del 24 giugno, di introdurre la seguente modifica dell’art. 14, cpv. 2 della citata legge: «Le borse di studio per i richiedenti che seguono un master sono convertite in prestiti almeno in misura di un quarto ma fino a un massimo di un terzo.». Non si capisce bene se è ancora il Consiglio di Stato a decidere, fatto sta che il suo margine di manovra viene ristretto in una forchetta che va dal 25% al 33,3%. Con quale logica? Il rapporto della Commissione non lo spiega bene, se non con una sibillina conclusione: «con lo scopo, in estrema sintesi, di aumentare il limite massimo delle borse di studio a 20'000 franchi convertendo al contempo in prestito almeno 1/4 delle borse di studio master.». Ossia, dato che la Commissione risponde all’iniziativa parlamentare PS di Daniela Pugno Ghirlanda e alla petizione degli studenti del SISA migliorando i massimi delle borse di studio per gli studenti meno abbienti (da 16'000 a 20'000 fr annui), essa vuole recuperare almeno una parte della maggior spesa, chiedendo di passare alla cassa agli studenti del ceto medio-basso, che studiano oltre il bachelor e vogliono conseguire un master.

Per i non addetti ai lavori conseguire un master al giorno d’oggi significa raggiungere quella che una volta era la licenza universitaria (di regola con un anno in più di studio), come previsto dal modello universitario di Bologna. Un master serve per insegnare al liceo e per tante professioni mediche, scientifiche e tecniche (eventualmente come tappa intermedia verso il dottorato). L’economia ticinese, che vuole sviluppare il settore biochimico, ingegneristico e finanziario, ha bisogno di molti detentori di master e tanto meglio se riesce a reperire dei giovani ticinesi. Perché quindi penalizzare gli studenti master residenti del ceto medio-basso, anche quando i conti del Cantone vanno benone? A mio parere è sbagliato. Non dovremmo penalizzarli, ma dovremmo fare in modo di avere quanto più possibili validi giovani detentori di master. Essi potranno ridare quanto hanno ricevuto dalla collettività per finanziare gli studi, pagando le giuste imposte e contribuendo allo sviluppo culturale ed economico del Cantone.

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